E se vi dicessi che Palazzo Grassi è l’ultimo grande palazzo edificato a Venezia sul Canal Grande? Eh già, si tratta proprio dell’ultima dimora patrizia realizzata in città prima che la Repubblica della Serenissima decadesse. Segna, dunque, la fine di una grandissima epoca.

Siamo nel XVIII secolo, quando le esasperazioni e gli eccessi del Barocco avevano un po’ stancato e si sentì la necessità di spogliarsi dei decori e degli stucchi dorati per ritornare ad una cifra stilistica sobria ed elegante, che tornasse alle origini delle linee classiche tradizionali dell’architettura della Roma antica: ecco che nasce il Neoclassicismo, ossia un classicismo nuovo, antico ma molto moderno.

E in Laguna il Palazzo Grassi è il segno rappresentativo di questa nuova corrente artistica, in buona compagnia con il Teatro La Fenice e la Chiesa di San Simeon Piccolo, che poi è la primissima cosa che si vede di Venezia se si arriva in treno.

Un progetto ambizioso: la famiglia Grassi ed il palazzo

La storia del Palazzo è piuttosto travagliata, avendo avuto tanti proprietari, ognuno dei quali lo ha adattato alle proprie esigenze, non sempre rispettose o idonee ad una tale dimora.

Ma andiamo per gradi.

Sono gli inizi del Settecento quando la famiglia Grassi, economicamente benestante, acquistò un titolo nobiliare.

Freschi freschi di nobiltà i Grassi decisero bene di erigere un palazzo che potesse celebrare e manifestare questo loro nuovo status sociale e la loro grandezza: grandezza che fu esclusivamente economica, poiché non ebbero mai un ruolo o un peso nella vita istituzionale e governativa della città. Mossi da un gran fervore, acquistarono una serie di proprietà situate tra il Canal Grande, Campo San Samuele e la calle retrostante.

E’ il 1732. La famiglia si trasferì nella dimora già esistente e prospettante sul Canal Grande, che è già una bella fortuna, ma per Giovanni ed Angelo Grassi non era sufficiente. Quindi, rimettendo ancora le mani al loro cospicuo patrimonio, tra il 1736 ed il 1745 acquistarono anche tutte le altre proprietà limitrofe: venne fuori un lotto di grandi dimensioni ma dalla forma irregolare, quella di un trapezio.

Per la costruzione della loro grandiosa dimora non chiamarono un architetto qualsiasi, ma quel Giorgio Massari, allievo del Longhena, che stava completando la realizzazione del dirimpettaio Ca Rezzonico: come dire, l’erba del vicino (non) è sempre più verde…

Solenne ed imponente: la struttura del palazzo

Venne commissionato un palazzo che fosse solenne ed imponente, con un interno lussuoso ed elegante. Così fu e nel 1748 venne posta la prima pietra. Purtroppo il Massari nel 1766 fece in tempo a morire senza poter completare l’opera; ma i lavori erano talmente avanzati che non si necessitò la sua sostituzione, e furono tranquillamente portati a termine dopo solo 6 anni.

Una costruzione la cui planimetria segue la sagoma del lotto, e dunque assume una forma trapezoidale e che si articola intorno ad un ampio cortile centrale ed un giardino retrostante, con un piano terra, un piano nobile, un secondo ed un sottotetto.

Tre piani in cui i singoli elementi sembrano essere stati scolpiti nella tipica pietra d'Istria: una facciata imponente e slanciata, ma al tempo stesso capace di esprimere tutta la sua leggerezza nel progressivo passaggio dal basamento fino al cornicione di coronamento.

La scansione delle aperture dimentica la geometria e la regolarità dei palazzi rinascimentali e barocchi, per tornare agli esempi del bizantino e del gotico fiorito veneziano.

L'architettura della prospettiva: una scelta teatrale

All’interno, il magnifico gioco prospettico riva-atrio-cortile-scalone amplia lo spazio che sembra essere stato concepito come uno spazio per accogliere.

L’idea di collocare lo scalone in posizione opposta all’ingresso principale è estremamente interessante ed intelligente, poiché per giungere al piano nobile occorre raggiungere lo scalone e dunque percorrere tutto l’atrio ed il cortile: una scelta, quella del Massari, quasi teatrale, costringendoci a percorrere tutto il piano terra, rendendoci partecipi di tutta la monumentalità dello spazio.

Degna di nota anche la facciata laterale su Campo San Samuele, che da accesso agli interni del palazzo. Una volta varcato l’ingresso si apre il cortile interno, che come vedremo più avanti fu chiuso da un tetto in vetro: colonnato il piano terra, che regala un piacevole gioco di prospettive, loggiato per tutta la lunghezza il piano primo e finestrato il secondo.

La storia travagliata di Palazzo Grassi: i successivi avvenimenti

La vita di Palazzo Grassi non è stata poi così semplice: da quando nel 1772 circa si estinse la famiglia con la perdita di Paolo, ultimo erede maschio, il palazzo ha cambiato moltissime proprietà, non tutte hanno portato però, benefici e rispetto, ma lo hanno condotto poi allo stato attuale.

Tra i molti proprietari ricordiamo senz'altro Giovanni Stuckey, industriale di origini svizzere possessore di un mulino alla Giudecca, oggi sede dell'omonimo e lussuoso hotel, che ebbe il merito di portare al palazzo l'energia elettrica. Seguì la Società Immobiliare Veneta, che fu croce e delizia: costituì il primo passo verso la destinazione museale, fece chiudere con una struttura in vetro di Murano il cortile interno, fece realizzare un teatrino all'interno del cortile, ma dall'altro fece eliminare l'antica ed originaria pavimentazione del cortile in trachite grigia e disegni bianchi in pietra d'Istria, sostituita con una in marmo policromo, che seppur ispirata all'originale non riesce a compensare la grave perdita.

Giovanni Agnelli e l'architetto Gae Aulenti: il primo restauro

Il 1984 è un anno importante poichè venne costituita la Palazzo Grassi S.p.a. e divenne proprietà del Gruppo Fiat dell'allora presidente Avv. Gianni Agnelli. E' con al proprietà Agnelli che viene eseguito il primo importante restauro ad opera dell'architetto Gae Aulenti: il palazzo giunse a questo momento come un luogo confuso, in cui era difficile comprendere quanto fosse rimasto dell'originaria dimora voluta dai Grassi e quanto fosse frutto degli sciagurati interventi di cui fu vittima. I lavori diretti dall'architetto Aulenti furono concepiti da un principio di rispetto e ricostruzione dell'integrità strutturale dell'edificio, capaci di farci godere oggi di un palazzo quanto più simile all'originale. La bella epoca della Fiat si concluse nel 2003 con la morte dell'avvocato Agnelli.

Francois Pinault e l'architetto Tadao Ando: il secondo restauro

Dopo solo 2 anni il palazzo venne acquistato dall'attuale proprietario, il magnate francese Francois Pinault, alla ricerca di un contenitore per esporre la propria collezione privata di arte moderna e contemporanea.

Il nuovo proprietario decise di operare un rinnovo ed una modernizzazione del palazzo ed affidò i lavori ad una archistar giapponese: Tadao Ando. L'architetto giapponese operò un intervento minimale e non invasivo, sobrio e neutro, giocando soprattutto con la luce, naturale ed artificiale, poichè Palazzo Grassi era nato seguendo un sapiente gioco di luci che entrando dall'ingresso sull'acqua e dal cortile plasmava lo spazio interno, e perchè in un contenitore espositivo la luce è senz'altro l'opera d'arte aggiunta: Ando non deluse le aspettative e non tradì il suo linguaggio da sempre caratterizzato da linee semplici e neutrali combinate insieme a fasci di luci che con la loro rifrazione plasmano lo spazio.

Il museo non ha una collezione permanente, ma si aggiorna e si trasforma continuamente in base agli artisti e alle loro opere ed istallazioni: è una struttura che, pur essendo rigida, si fonde con la funzionalità espositiva che consente una perfetta fruibilità degli spazi, pensati e nati come una dimora per l'esaltazione della famiglia Grassi e divenuta un meraviglioso spazio di accoglienza perfettamente funzionale.

Quindi potreste trovare nel vostro viaggio a Venezia il palazzo chiuso per rinnovo di allestimento tra una esposizione ed un'altra... beh, vi consiglio di progettare un nuovo viaggio in città perchè il museo merita senz'altro una visita.

forse non sapete che...

Avete paura dei fantasmi? Beh, questo potrebbe essere un problema perchè secondo una leggenda pare che il palazzo sia abitato dallo spirito di una ragazza che vaga per le sue stanze:si tratta di una fanciulla morta suicida al'interno del palazzo dopo aver subito una violenza agli inizi del 900. Di solito, questa giovane si palesa alle donne, come raccontano le dipendenti del museo, che spesso sentono chiamare il loro nome in un leggero sibilo. Ma la testimonianza più forte viene da un vigilante che durante un giro notturno sentì una voce femminile che gli urlò di fermarsi: tra lo stupore e lo spavento questi accese la torcia in suo possesso e si rese conto che se quella voce non lo avesse fermato sarebbe caduto in una voragine aperta sul pavimento per i lavori di ristrutturazione che si stavano svolgendo in quel momento. Lo spirito di quella fanciulla gli aveva salvato la vita. Si tratta, allora, di un fantasma buono, non uno di quelli che vanno in giro con le catene per cui non si necessita che vi accompagniate a dei Ghostbusters!