La bellezza di Venezia, i suoi inimitabili paesaggi, uniti alla particolarità della struttura rendono la città un set a cielo aperto, la scenografia ideale per ambientare storie cinematografiche ed aggiungere meraviglia alla meraviglia del cinema. E così tanti registi hanno deciso di ambientare le proprie pellicole tra le vie della Serenissima: da Morte a Venezia di Luchino Visconti, a Woody Allen, alle avventure del celebre agente segreto 007, fino al più recente Spider Man: far from home, sono tanti i film girati a Venezia. L'ultimo grande regista ad aver portato Venezia sullo schermo è stato il Premio Oscar Paolo Sorrentino con The New Pope, seconda stagione della fortunata serie tv The Young Pope. E proprio durante la 76esima Mostra Internazionale d'Arte di Venezia dello scorso Agosto sono stati presentati in anteprima i prima 2 episodi, portando al Lido le star protagoniste: Jude Law, John Malkovich e l’italiano Silvio Orlando.
È un omaggio, questo, al grande cineasta, innamorato come noi di Venezia, ed al tempo stesso un pretesto per portarvi sulle locations in cui sono state girate molte scene della seria.
Tranquilli, è un racconto NO-SPOILER!
Viaggio nel cinema estetico di Paolo Sorrentino
Il cinema di Paolo Sorrentino, che si aggiudicò l’Oscar per il Miglior Film Straniero nel 2004 con La grande bellezza, è senza dubbio un cinema molto originale, sia per quanto riguarda la messa in scena, sia per la costruzione e la caratterizzazione dei personaggi, e della narrazione stessa.
Nella sua produzione racconta sempre grandi temi, come la memoria, la fede religiosa, la vecchiaia, la giovinezza. Le sue prime opere L'uomo in più, Le conseguenze dell'amore, L'amico di famiglia, sono film ben riusciti per il modo in cui riescono a raccontare una storia che si mischia poi al senso cinematografico che è diventato il vero segno distintivo del regista partenopeo.
Ma i personaggi ideati dal regista sono tutti accomunati da un forte senso di decadimento, dal peso del fallimento della propria vita e da una sorta di nostalgia per i tempi passati.
Questa decadenza viene però velata con l'esaltante bellezza delle immagini, che si ergono a simbolo di un tempo ormai perduto. È come se Sorrentino scegliesse di truccare le brutture delle vita, incipriare talune esistenze meschine e vuote, arrivando a portare in scena una realtà seducente, ammaliante.
Il cinema di Sorrentino è ossessionato dall'ideale di bellezza che le immagini devono scaturire, è così in maniera corale le inquadrature e il montaggio, i movimenti della macchina da presa finanche la posizione degli attori sulla scena arrivano a diventare icone: meravigliose a sostegno della narrazione, a volte, ferme e immobili in una pura esaltazione visiva, altre.
Le opere del regista napoletano si muovono in un'ambiguità forte che si dimena tra bellezza e orrida realtà: un grottesco, quasi goldoniano, che riesce a farsi spazio in maniera prepotente nell'armonico equilibrio della bellezza, e la bellezza, che ambisce all'eternità, riesce a farsi spazio nelle dinamiche bastarde della vita, come una sorta di "nonostante tutto...".
Un cinema sicuramente esaltante, fino a quando la componente estetica non risulta eccessiva, e la durezza della vita, con le sue dinamiche e i conflitti interiori che dilaniano i personaggi, non si perde rimanendo imbrigliata in una certa forma di bellezza che non riesce ad andare oltre l'immagine: è come se si galleggiasse perennemente in superficie, senza riuscire ad inabissarsi e toccare con mano la realtà, o se stessi. E così le immagine, quasi pittoriche, non riescono a trovare un legame con il racconto, arrivando a relegare la dinamica narrativa in un piano secondario che quasi sfugge, risultando purtroppo inafferrabile. È questa la critica che spesso si muove a Sorrentino: sequenze che apparentemente non hanno alcun senso all'interno della struttura narrativa dei lungometraggi, ma che esistono, come certi personaggi macchiettistici, e sono decontestualizzate unicamente per donare all'opera una sorta di ambiguità modaiola, di irriverenza e provocazione a tutti i costi.
All'inizio della sua produzione il cinema di Sorrentino non era così, perché le immagini si inserivano all'interno del tessuto narrativo senza mai porsi in primo piano, ma diventando esse stesse narrazione. È così dai film più recenti, da La grande bellezza in avanti: un cinema che rischia di diventare la parodia di se stesso, che si ribalta e diventa puro manierismo, dove questo bulimico accumulo di immagini non sempre attribuisce un valore aggiunto alla pellicola.
Rimane comunque un grande cinema quello di Sorrentino, che a noi piace e crediamo sia un orgoglio italiano, che partecipa attivamente alla diffusione delle opere nostrane nel mondo. Un modo di fare cinema che senza dubbio divide, tra chi lo detesta e chi ama lasciarsi affascinare dall'estetismo delle sue opere, riuscendo a trarre riflessioni personali tra la moltitudine di immagini: d'altronde il cinema è arte, e l'arte sfugge l'oggettività. Sempre.
In The New Pope l'estetica delle immagini si mischia bene a interazioni sui temi scottanti dell'esistenza di Dio, dei poteri che governano il Vaticano, dell'ombra del terrorismo islamico. Un ruolo fondamentale lo giocano le continue contrapposizioni, come quelle dei personaggi e della loro doppia vita che riporta ad una specie di doppia anima, come quelle degli spazi aperti e chiusi in cui diventa ossessionante la ricerca della simmetria, come le assenze e le presenze, il presente e l'eterno, l'intimo fragile e il mondano spavaldo, la bellezza di corpi statuari, segno evidente della presenza di Dio, e la malformazione di quelli castigati dalla natura, segno evidente dell'assenza di Dio, che si rivelano poi le anime più pure e vere.
È come se Sorrentino ci dicesse che per essere credenti occorre essere credibili.
Durante una recente intervista, è stato chiesto a Sorrentino perché avesse deciso di ambientare gran parte delle due serie a Venezia, è la risposta è stata la più banale ma anche la più apprezzabile: "La vita è breve e bisogna stare il più possibile nei luoghi belli!". Venezia è dunque il luogo ideale in cui ambientare un racconto cinematografico che affronta i temi dell'ambiguità: d'altronde ha sempre vissuto tra mille contraddizioni, come quella di essere una città in perenne equilibrio tra terra e acqua, che ha visto luci e ombre, potente ma estremamente fragile, che rispecchia e si rispecchia proprio nell'animo dei protagonisti, Lanny Belardo e John Brannox.
Fondazione Cini
La sigla di apertura di The New Pope vede protagonista un gruppo di suore che si lascia andare ad una danza sensuale e sfrontata sotto una croce che emette luci psichedeliche, sulle note di Good time girl del gruppo Sofi Tukker. La sequenza è stata girata nel Refettorio dell'ex Convento benedettino di San Giorgio Maggiore dell'omonima isola, oggi sede della Fondazione Cini, centro d'arte e di cultura. Nata nel 1951 per desiderio di Vittorio Cini in memoria del figlio Giorgio, morto in circostanze tragiche nel 1949. La Fondazione è una istituzione culturale riconosciuta in ambito internazionale: è un centro studi e luogo di incontri, ma anche spazio espositivo di grande interesse e fervore, e un complesso bibliotecario che conserva antichi volumi in tema di letteratura, musica, arte e teatro. Uno spazio in cui si incontrano arte e attualità sociali e politiche, attività scientifiche e ricerche multidisciplinari.
La struttura generale del Complesso è connotata dalla presenza di 3 elementi fondamentali. Il primo risale alla fine del XV secolo ed è l’ampio e luminoso spazio della Manica Lunga, progettato dall’architetto Giovanni Buora, insieme al dormitorio dei benedettini, che oggi ospita la biblioteca. Dal 1560 in poi intervenne il maestro Andrea Palladio che realizzò il nuovo refettorio, rinnovò l’antica chiesa gotica, e lo splendido chiostro rinascimentale, le cui armonie dell’architettura del maestro ne fanno un perfetto luogo di meditazione. Alla fine del Seicento risale, invece, l’intervento barocco di Baldassare Longhena: fu realizzato il trionfante Scalone Monumentale, che consente l’accesso agli appartamenti privati dell’abate, e la Biblioteca, ornata da librerie in legno eseguite su disegno del maestro. Di recente realizzazione è invece il Labirinto Borges, ricostruzione del celebre giardino-labirinto di Randoll Coate, realizzato in onore di Jorge Luis Borge: per questa opera la Fondazione Cini ha collaborato con la Fundación Internacional Jorge Luis Borges per omaggiare lo scrittore argentino a 25 anni dalla sua morte, trasformando in una piacevole passeggiata verde il suo celebre racconto Il giardino dei sentieri che si biforcano.
Dopo i terribili periodi della caduta della Serenissima e dei conflitti mondiali, la ripresa e la rinascita di questo luogo meraviglioso della Laguna veneziana, si deve al lavoro forsennato e ostinato di Vittorio Cini.
Lo scorso Gennaio il delegato del Patriarca per i Beni Culturali, Arch. Don Gianmatteo Caputo, aveva aspramente criticato la scena di apertura girata da Sorrentino e dalla sua troupe in Fondazione, ritenendola provocatoria e poco contestualizzata, definendo la concessione dello spazio come un "ennesimo caso di abuso di Venezia e dei luoghi storici".
Chissà se Sorrentino alla Fondazione avesse scelto di ambientare la recita di un Rosario, se Don Caputo lo avrebbe comunque ritenuto un abuso.....
Ospedale Civile Santi Giovanni e Paolo
Una meravigliosa stanza avvolta nella penombra, il copro disteso di un uomo immobile alla luce di una croce, e un respiro che si diffonde nell'aria: è così che ha inizio The New Pope.
Quella stanza è nell'Ospedale Santi Giovanni e Paolo, il complesso ospedaliero di Venezia.
E quella che oggi è una struttura sanitaria, ingloba quella che un tempo era la Scuola Grande di San Marco. Le scuole, nella Repubblica della Serenissima, erano istituti sorti per donare assistenza ai bisognosi, mentre le Scuole Grandi era luoghi opportunamente realizzati per ospitare i confratelli, a cui aderivano i nobili e i più facoltosi della società. Queste strutture erano sempre dedicate alla venerazione di un Santo, di cui ne portavano poi il nome.
La Scuola Grande di San Marco sorge nel Campo Santi Giovanni e Paolo, accanto all'omonima basilica. Edificata nel 1260, fu ricostruita poi in chiaro stile rinascimentale da Pietro Lombardo. Splendida la facciata in marmi policromi, un armonioso equilibrio di elementi del vocabolario rinascimentale, come le lesene e le cornici delle finestre, i timpani superiori digradanti che disegnano archi nel cielo. Meraviglioso il portale con le sculture di "San Marco e i suoi confratelli" di Bartolomeo Bon, nella lunetta del timpano, e "La Carità" di Pietro Lamberti sulla parte sommitale del timpano stesso. Entrambe sorvegliate dalle sculture dei due Leoni che sembrano sfuggire l'immobilità del marmo.
Varcata la soglia si giunge alla grande Sala d' ingresso, spoglia di qualsiasi opera d'arte, ma opera d'arte essa stessa: una lunga processione di altissimi piedistalli sui quali si elevano snelle colonne che sostengono il soffitto in travi di legno scuro.
Al piano superiore è invece la Sala Capitolare, per le assemblee plenarie della Confraternita, con il meraviglioso soffitto cassettonato in legno cesellato e dipinto con le tonalità dell'oro.
La struttura conserva al suo interno opere di Giovanni e Gentile Bellini, Giovanni Mansueti, Jacopo e Domenico Tintoretto, Palma il Vecchio, Paris Bordon e Palma il Giovane.
L’ospedale di primo livello, che nel 2019 ha compiuto 200 anni, ha visto l'operato di grandi medici che hanno fatto la storia del capoluogo Veneto, da Giuseppe Jona, sacrificatosi per non rivelare i nomi dei medici di origine ebraica durante il periodo nazi-fascista, fino a Davide Giordano, maestro della chirurgia.
Campo Santi Giovanni e Paolo
I campi, piccole piazzette attornate da edifici, prendono parte alla creazione del tipico paesaggio veneziano. Alcune scene di The New Pope sono girate in Campo Santi Giovanni e Paolo, situato nel Sestiere di Castello e delimitato dal Rio dei Mendicanti. Il Campo è sempre stato considerato uno dei più importanti di Venezia: qui si organizzavano spesso feste e cerimonie, e in epoca repubblicana passavano le salme dei Dogi e di alte rappresentanze della Repubblica prima della celebrazione del funerale nella Basilica di Santi Giovanni e Paolo.
Nel Campo vi è una statua equestre realizzata tra il 1480 e il 1488 da Andrea Verrocchio, dedicata al condottiero Bartolomeo Colleoni che combatté con il suo esercito di mercenari per il Regno di Napoli e per la Serenissima. Al centro del Campo vi è un tipico pozzo veneziano, la vera da pozzo, risalente al 1500, ornato da putti che tengono festoni di frutta.
Spiagge del Lido di Venezia
Il Lido di Venezia è conosciuto in tutto il mondo perché ospita la Mostra del Cinema che si tiene annualmente all’interno del Palazzo del Cinema e in altri locali della Biennale. In una scena di The New Pope, Jude Law è in spiaggia, alle spalle ha come scenario la facciata di uno degli hotel più famosi e lussuosi del Lido, dove nel 1932 ebbe luogo la prima Mostra del Cinema, ideata da Giuseppe Volpi: oggi la Coppa Volpi, premi alle migliori interpretazioni maschili e femminili, è così chiamata per omaggio a Giuseppe.
Oltre ai luoghi d’interesse cinematografico, l’isola del Lido è ricca di edifici in stile liberty e di parchi. Fino alla prima metà dell’800, il Lido era un’area campestre coltivata da orti e poco frequentata rispetto al resto della città, un luogo dove regna un’atmosfera tranquilla ed elegante. A partire dalla fine del secolo si affermò come meta balneare e numerosi visitatori di origine aristocratica iniziarono a popolare l’area d’interesse turistico. Ad inizio ‘900 vennero costruiti grandi hotel e fu istituito un sistema di collegamento con la stazione Santa Lucia.
Tra i luoghi d’interesse del Lido c'è sicuramente “l’isola nell’isola”, parliamo di Malmocco, primo nucleo storico di Venezia: oggi è un piccolo borgo molto caratteristico che con i suoi calli, campi e canali si fa ricordare come una Venezia in miniatura, ospita la chiesa di Santa Maria Assunta, costruita nel quindicesimo secolo. Parecchi edifici di fine Ottocento sono ben visibili nel centro di Santa Maria Elisabetta, dove è possibile visitare l’omonima chiesa. Una delle attrazioni principali del Lido sono senza dubbio le spiagge,che ogni estate richiamano un gran numero di turisti, anche stranieri. Le più famose sono la spiaggia libera degli Alberoni e di San Nicolò, mentre per gli amanti del relax selvaggio ci sono gli scogli dei Murazzi, ideali anche per le passeggiate in bicicletta.
Palazzo Donà delle Rose
Durante le riprese di The New Pope, Palazzo Donà delle Rose è stato blindato per un mese per permettere a Paolo Sorrentino e alla sua tropue, di girare le scene della serie tv con Jude Law e John Malkovich.
La storia del Palazzo è alquanto singolare: edificato intorno al 1600 per volere del Doge Leonardo Donà delle Rose, che morì prima di poter vedere l'opera compiuta, l'edificio si presenta con un disegno architettonico molto austero, privo di qualsiasi decoro. Pare che la spiegazione stia nella scelta del progettista, il frate giurista Paolo Sarpi, amico fraterno di Leonardo, ma architetto dilettante e con poche competente per poter portare a compimento un lavoro degno di essere ricordato. Ma, si narra anche che sia stato proprio il Doge a volere una dimora priva di qualsiasi ornamento, dichiarando la ferma volontà: "niente architettura per la casa del Doge". Il palazzo, inoltre, risulta molto isolato, essendo situato nel Sestiere di Cannaregio, nella zona aperta verso la Laguna Nord: si trattava, all'epoca, di una zona di recente edificazione, nei pressi delle quali sorgeva una fonderia di cannoni, risultando al di fuori delle dinamiche vive della Repubblica e dai circuiti affollati e mondani della città.
Sta di fatto che oggi il Palazzo si presenta con due imponenti facciate, una su Fondamenta Nove con ingresso, e una sul Rio dei Gesuiti con due porte d'acqua, di cui una con cavana per l'accesso delle imbarcazioni. Unico elemento scenografico di una facciata completamente priva di elementi esaltanti è la serliana del piano nobile, che dona un piacevole stacco cromatico con la semplice superficie intonacata nel tipico rosso veneziano.
Più interessante l'interno, con lo splendido atrio e il portego del piano terra, in cui risalta un magnifico pavimento marmoreo, ben visibile nella serie di Sorrentino, e il piano nobile, dove a trionfare sono i decori barocchi del portego sui cui si aprono gli altri ambienti privati della dimora, e segno di un rifacimento tra Settecento e Ottocento.
Il Palazzo, oggi, appartiene ancora alla famiglia patrizia d’origine Donà delle Rose che ha dato il permesso alla produzione della serie tv di girare al suo interno: caso unico a Venezia che un edificio storico risulti anche nelle proprietà della famiglia che lo ha edificato.
“Il potere e il peccato mortale sono la stessa cosa, Girolamo. Io l’ho sempre saputo. Gli altri arrivano freschi freschi e si illudono di poter scindere questo legame indissolubile. E’ un legame che ha stabilito Dio, senza dirlo a nessuno. Quanti ne ho visti che ci hanno provato! Sono passati tutti di moda, solo io non passo mai, come le barrette Kinder!”
cit. Cardinale Angelo Voiello, The New Pope
Il potere delle immagini che si mescola al potere della suggestione di posti incredibili!
Sarà peccato mortale?
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