Per narrare le origini della Marineria veneziana bisogna fare molti passi indietro, fino all’VII secolo. Le influenze dell’architettura navale dei veneziani derivano dalle civiltà romana e bizantina, di cui fu prima dipendente e poi alleata, le quali si distinguevano per le grandi capacità di ideazione, costruzione e messa a punto di modelli di imbarcazioni utili sia per il commercio che per la guerra. Al tempo le costruzioni navali non avevano una netta distinzione tra mercantili e di guerra: dovevano servire all'occorrenza, qualsiasi fosse lo scopo.
Venezia era ricca di cantieri privati nei quali venivano assemblate le imbarcazioni: i cantieri erano conosciuti come “squeri”, adibiti anche alla costruzione, manutenzione e ricovero delle navi sia a vela che a remi. Nel 1204, così, la potenza della flotta veneziana raggiunse l’Oriente con la conquista di Costantinopoli che battezzò Venezia come la più grande e imponente potenza marittima del mondo grazie ad una fitta rete di basi, colonie ed attracchi commerciali: nasceva così il mito della Serenissima. A cadenza annuale venivano organizzate delle enormi carovane navali conosciute come “muda” che differenza delle imprese mercantili private, venivano organizzate dagli enti statali: questi mettevano a disposizione un gran numero di navi che partivano alla volta dell’Africa e dell’Oriente per effettuare scambi commerciali. Tra le mete più frequentate da queste carovane vi erano Siria, Egitto, Romania ma anche il nord dell'Europa. In seguito alla caduta di Costantinopoli del 1453 e all’inizio di un lungo conflitto con i turchi per la difesa dei possedimenti marittimi, tra il XV e il XVIII secolo, Venezia sviluppò una flotta da guerra destinata a diventare una delle potenze navali più importanti della storia, soprattutto grazie all’abilità delle sue maestranze, divise tra carpentieri, addetti alle vele, calafati, armaioli.
Nel corso di questi secoli, a partire dal XII in particolare, il Senato della Repubblica di Venezia decise di edificare uno squero di stato che svolgesse il lavoro di quelli privati. Nacque così l'Arsenale, il cuore pulsante della marina veneziana nel quale ogni tipo di maestranza e attività legata alla flotta veniva svolto in totale dedizione. L’Arsenale era organizzato come una fabbrica moderna, con un assetto da catena di montaggio nel quale ogni reparto lavorava in maniera indipendente e con un’organizzazione rigida per garantire l’efficienza del cantiere: nei periodi di maggior splendore vi lavoravano un numero esorbitante di operai, tra i 1000 e i 3000.
Durante questi anni furono ideati nuovi modelli di navi come il brigantino, la galeotta, la fusta e la galea bastarda, furono perfezionati gli armamenti con l’aggiunta di armi da fuoco. Fu durante la Battaglia di Lepanto, uno degli scontri navali più noti e sanguinosi della storia, che fece il suo esordio la galeazza, una nave molto più grande delle altre e armata di numerose unità di artiglieria. Negli anni successivi fecero il loro esordio il galeone, la fragata, il vascello. Fu costituita l’Armata Grossa che comprendeva navi nuove di zecca e navi “prigioniere” di guerra, portate in patria per lavori di manutenzione e messe a disposizione della marina. La flotta veneziana era la più potente del mondo, conosciuta come l’Armada in epoca repubblicana, ma nel corso del ‘700 la sua forza iniziò a calare. Nonostante la ricchezza della Serenissima, la marineria non fu in grado di rinnovare l’assetto tecnologico delle proprie navi che diventarono sempre più vecchie e logore. Inoltre l’asse commerciale si spostò nell’area atlantica, dove Venezia non riuscì ad imporre il proprio dominio. L’ammiraglio Angelo Emo provò a rifondare la marineria sul modello di quella britannica a migliorare la pratica, l'armamento, l'organizzazione e l'equipaggiamento della marina che era ormai stata superata da Francia, Spagna, Inghilterra e Regno Unito. La caduta definitiva arrivò con la conquista della Repubblica da parte delle truppe napoleoniche nel 1797.
Ieri e oggi le grandi protagoniste dei mari sono le imbarcazioni, due in particolare che tra passato e presente sono state testimoni della grandezza di Venezia e dell’Italia in campo marittimo. Stiamo parlando del Bucintoro e dell’Amerigo Vespucci.
Bucintoro: la sontuosa imbarcazione dei dogi
Il Bucintoro era la galea dei dogi di Venezia durante l’epoca della Repubblica. L’origine del nome deriva da “buzino d’oro”, che in veneziano significa “burcio d’oro”, che a sua volta deriva dal latino “bucentaurus”, che vuole indicare una creatura mitologica metà uomo e metà bovino. La casa del Bucintoro era l’Arsenale, nel quale la galea aveva sede durante l’anno, come testimoniato dalla pianta di Jacopo de Barbari del 1500. La fama di questa grande imbarcazione è dovuta al celebre rito dello “sposalizio con il mare” che aveva luogo ogni anno nel giorno dell’Ascensione, oggi noto come Festa della Sensa: durante la cerimonia il Doge si imbarcava sul Bucintoro e navigava in nome del dominio marittimo di Venezia, tra una solenne processione di imbarcazioni. La celebrazione, dal carattere propiziatorio e sacrale, venne istituita nell’anno 1000 per commemorare la conquista della Dalmazia.
Durante i secoli furono progettati e costruiti numerosi modelli di questa sontuosa imbarcazione, e uno dei più antichi di cui si hanno notizie è il Bucintoro duecentesco citato nella promissione del doge Renier Zeno.
Il Bucintoro fu costruito come una grande barca a fondo piatto per poter navigare i bassi fondali della Laguna veneta, governata da 21 remi per ogni lato. Era riccamente decorato con dettagli in oro ed inserti di preziosi tessuti di colore rosso purpureo, mentre la parte superiore si presentava con una struttura ad archi e copertura a volta, dove trovava ricovero il Doge e il suo seguito. I suoi elementi connotativi erano sicuramente la grandezza e l’imponente polena dorata su cui era sistemata una scenografica scultura aurea raffigurante la Giustizia con spada e bilancia, emblema di forza e onestà. A poppa era stata costruita una terrazza a pulpito per permettere al Doge di affacciarsi durante le sue processioni e i riti. Nei secoli successivi, l’imbarcazione fu migliorata e divenne sempre più sfarzosa. L’ultima, la più grande e magnifica galea venne commissionata nel 1719 e ultimata nel 1729.
Fu naturalmente oggetto di numerosi dipinti e vedutisti veneziani del settecento. La sua fine arrivò, tragica, assieme a quella della Repubblica nel 1797 quando venne distrutto dalle truppe francesi: fu incendiato con un rogo pubblico sull'Isola di San Giorgio il 9 gennaio del 1798, come spregio di Napoleone ai veneziani e al tanto odiato potere della Serenissima. Dai suoi resti venne fatto bottino di oro e argento.
Nell'Ottobre del 2004 la fondazione Bucintoro avviò un progetto per la ricostruzione fedele di un nuovo Bucintoro, ma dal 2016 i lavori sono fermi a causa di mancanza di fondi.
L’Amerigo Vespucci: la nave più bella del mondo
L’eredità della Marineria Veneziana è stata acquisita prima dalla Regia Marina durante il Regno d’Italia e poi dall’attuale Corpo Navale. La Marina Militare è stata istituita dopo la seconda guerra mondiale, sulla struttura della Regia Marina e in seguito alla cessione di alcune unità navali da parte degli Stati Uniti d’America.
Il simbolo della Marina Militare è senza dubbio il leggendario veliero Amerigo Vespucci. Progettato da Francesco Rotundi e costruito come nave scuola per l’addestramento degli allievi ufficiali della Marina, il veliero venne completato e varato il 22 febbraio 1931 a Castellammare di Stabia, nella provincia di Napoli, sede dei regi cantieri navali. La nave, un imponente veliero, è soprannominata la “Regina dei mari”, è lungo 101 metri e largo 15 con uno scafo in acciaio chiodato di 82 metri. E' una nave a vela a motore ed ha 3 alberi verticali con 26 vele che le consentono di viaggiare ad una velocità di crociera di 10 nodi a motore e 16 a vela. Magnifico ed elegante è lo scafo con le sue fiancate a fasce alternate di bianco e nero dove trovano collocazione gli oblò, che molto ricordano le batterie dei cannoni delle imbarcazioni di altri tempi. Arricchita con sofisticati decori in color oro, come i fregi di prora e l'arabesco di poppa che la rendono un esemplare del tutto unico, così come la polena che guida l’imbarcazione nelle sua traversate e che raffigura l’esploratore a cui è dedicata, Amerigo Vespucci. Gli interni sono del tutto realizzati con varie essenze di legno, come il teak, il frassino, il mogano e il legno santo, che donano luce grazie alla loro lucentezza. Lo spazio interno è diviso tra gli ambienti per gli ufficiali, la Sala del Consiglio, la Sala da pranzo con il bar e gli alloggi degli allievi: tutti luoghi arricchiti di foto e vessilli che parlano della storia di questo straordinario veliero. Tra il 2013 e il 2016 sono stati effettuati grandi lavori di ammodernamento con l’installazione di più motori e di nuovi apparati tecnologici, pur conservando la sua tradizione.
L'Amerigo Vespucci è una delle imbarcazioni più antiche ancora in attività, il ché le permette di ricevere gli onori da tutte le altre navi militari che incrocia, ed è considerata la nave più bella del mondo, non solo dagli italiani. Attualmente è adibita all’addestramento degli allievi ma negli anni viene spesso utilizzata con il compito di ambasciatore sul mare dell’arte, della cultura e dell’ingegneria italiana. Il veliero ha fatto il giro del mondo, dalla Nuova Zelanda nel 2002, alle Olimpiadi di Atene nel 2004 fino alla commemorazione della battaglia di Trafalgar nel 2005, ed è un simbolo itinerante della grandiosità dell’Italia. Una delle caratteristiche del veliero è la perseveranza nel mantenere le vecchie tradizioni.
La storia del nostro paese è legata al mare in un rapporto indissolubile. Venezia e le navi che ne hanno solcato i mari, ne sono la testimonianza storica. Questa storia è oggi ripercorribile al Museo Storico Navale della Marina Militare. Situato in Campo San Biagio, molto vicino all'Arsenale, un tempo era il granaio della Serenissima, è considerato il più importante in Italia nel suo genere. Al suo interno e nel Padiglione delle Navi, è conservata una ricca ed importante collezione di navi che hanno fatto la grandezza di Venezia e non solo.
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