Vi siete mai chiesti da dove nasce il detto veneziano "fora dae bae"? No, non è come la maggior parte può credere. C'è una chiara allusione alle palle, ma senza alcun riferimento ai genitali maschili. Questo detto in realtà ha addirittura origine in un punto preciso della città di Venezia, che davvero in pochi conoscono. Si tratta della vecchia fabbrica dei tabacchi, l'antica Manifattura dei Tabacchi situata nel sestiere di Santa Croce presso Fondamenta de la Fabbrica dei Tabacchi. Oggi scopriremo non solo le origini del detto "fora dae bae", ma anche che collegamento c'è con il luogo dove venivano prodotti tabacchi.

La storia della fabbrica dei tabacchi che diede origine al detto

La fabbrica dedicata alla lavorazione del tabacco ha origine nell'ultimo ventennio del 1700 e, nonostante diversi spostamenti che hanno portato la stessa a operare presso la sede protagonista della nostra storia situata in Fondamenta de la fabbrica dei tabacchi nel sestiere di Santa Croce, continuò a essere attiva e operativa anche dopo la caduta della Repubblica della Serenissima. Solo con il Regno d'Italia la direzione dell'azienda non fu più privata ma passò allo Stato, che mantenne gli stessi dipendenti e gli stessi orari lavorativi. La fabbrica offriva molto lavoro e vantava circa 1740 lavoratori tra cui poco più di 1500 donne, chiamate "tabacchine". Le condizioni di lavoro erano durissime, sia per l’ambiente in cui le operaie trascorrevano gran parte della loro giornata che per la rigida disciplina e le umiliazioni che dovevano subire. Ogni giorno, al termine del turno, i lavoratori erano soggetti a pesanti perquisizioni corporali per evitare i furti. Bisognava chiedere il permetto per bere, andare in bagno e addirittura per cantare, una concessione fornita soltanto a Natale e a Pasqua. Tuttavia, a prescindere di questa insana rigidità sul luogo di lavoro, a detta di molte persone, i lavoratori della fabbrica del tabacco erano dei privilegiati, dato il beneficio di lavorare per lo Stato, le maggiori garanzie e lo stipendio decisamente più alto oltre che sicuro. L'orario era ridotto a 8 ore giornaliere e ogni dipendente aveva 50 giorni pagati in caso di malattia: una posizione lavorativa che, nonostante i sacrifici e la durezza, garantiva una stabilità economica non indifferente per l'epoca. Pochi metri prima del portone di ingresso alla fabbrica, c'era un cancello collegato a due colonne con due palle di pietra sulla sommità, una a destra e una a sinistra. Oggi purtroppo sono scomparse ma sono proprio queste le "palle" che daranno origine ad uno dei detti veneziani più diffusi.

Ritornando alla rigidità lavorativa, la stessa riguardava anche l'inizio dell'orario d'ingresso in fabbrica, determinato dal suono di una campana che durava il tempo necessario per entrare. Al termine della melodia, il cancello veniva chiuso e non c'era alcuna possibilità di entrare: di conseguenza, i ritardatari erano costretti a restare fuori dal cancello, o meglio "fora dae bae", cioè al di là delle palle di pietra sulle colonne che segnavano l'ingresso alla fabbrica di tabacchi. Questo era un modo di dire divertente utilizzato principalmente dalle tabacchine, che restavano quindi "fuori dalle palle" se arrivavano troppo tardi sul luogo di lavoro.