La famiglia Cornaro, ramo di San Cassiano, modificato poi in Corner nella lingua veneziana, fu una delle casate più illustri della Repubblica della Serenissima. Fra le più danarose grazie ai possedimenti in terra d'Oriente di piantagioni di canna da zucchero, ebbero il merito di portare i dolci e preziosi cristalli in patria. Tra le più illustri della nobiltà dei tempi, annovera tra i suoi esponenti ben 4 Dogi, che tra Trecento e Settecento governarono la potenza veneziana. Ma quando si pensa alla famiglia Corner il pensiero va immediato al quella che fu senza dubbio alcuno l'esponente più celebre: Caterina Corner divenuta Regina di Cipro grazie al matrimonio con Re Giacomo II di Lusignano. Era giovanissima, aveva appena 16 anni e grazie a lei la Serenissima poté annettere ai suoi domini l'imponente isola greca.

E Caterina nacque proprio qui, su questo lembo di terra che si getta nelle acque del Canal Grande. Era il 1454 e allora il palazzo di famiglia era una tipica costruzione veneziana in stile gotico. Ma questo testimone silenzioso dei primi anni della Regina Caterina oggi non c'è più, demolito per far posto ad un altro scenografico palazzo, dentro il quale sono state raccontante altre mille affascinanti storie....


Cà Corner della Regina: il palazzo

Il palazzo dove la Regina nacque e spirò era uno splendido esempio di stile gotico, almeno da quello che ne sappiamo dalla lettura di documenti storici e della pianta della città del Cinquecento di Jacopo de Barbari. Ma i discendenti di Caterina, ereditieri del palazzo, decisero di far demolire la costruzione per realizzarne una nuova, che fosse più in linea con lo stile e i gusti dell'epoca: un'operazione vera e propria di restyling e ammodernamento.

Erano i primi vent'anni del Settecento, quando ormai il profilo del Canal Grande era già ben delineato e non si costruivano più nuovi edifici.

La progettazione del nuovo Cà Corner fu affidata a Domenico Rossi. L'architetto nella sua opera adottò il classico impianto tipico del palazzo veneziano, incentrando lo sviluppo della costruzione intorno al portego, che qui raddoppia grazie alla presenza dei due piani nobili. Il palazzo, infatti, si presenta significativamente slanciato proprio per lo sviluppo verticale in più piani: un piano terra molto alto, due piani nobili e due piani ammezzati. Il risultato è una facciata sicuramente imponente e scenografica che ben si fa notare sul quel tratto del Canal Grande. Qualcuno sostiene che un tale slancio arrechi una sensazione di sproporzione data la ridotta ampiezza del Canal che non consente una giusta visuale a distanza. Personalmente non concordo con chi giudica in questo modo una facciata magnifica che riesce a farsi notare quasi come una quinta scenica, ma viva e vibrante, che sa imporre la sua presenza sulle acque del Canal Grande, ampio a sufficienza in quel tratto per lasciar ammirare i suoi gioielli nell'interezza della loro bellezza.

Ma vediamola questa incredibile facciata:un registro stilistico in cui Domenico Rossi dimostra di aver imparato per bene le lezioni di stile architettonico, riuscendo a muoversi con sicurezza tra richiami rinascimentali e classicheggianti, quasi austeri, senza però rinunciare a quell'accumulo di decori che si fa opulenza nel linguaggio barocco. Il primo livello ospita il piano terraneo e quello ammezzato, e ben si caratterizza per il suo slancio ed un rivestimento bugnato piuttosto leggero. A dominare qui è la simmetria, il cui asse è ben rappresentato dall'altissimo portale di ingresso che arriva fino al mezzanino, con arco a tutto sesto che si poggia sulla fascia marcapiano ponendo fine al piano basamentale e si chiude poi al centro con la mostruosa scultura in marmo. Ai lati dell'ingresso, il muro pieno è interrotto dai vuoti delle aperture semplici e geometricamente regolari, il cui unico decoro sono le sculture di teste mostruose poste come chiave di volta. Ad ognuna di queste al piano ammezzato corrisponde un'apertura più piccola, con la stessa tipologia di scultura a decorare, in un affollamento di figure orribili di chiara ispirazione barocca che catturano l'attenzione di chi guarda. I due piani nobili che ospitano i porteghi sono simili in facciata ma molto diversi. L'intero prospetto è dominato da invisibili assi verticali che impilano perfettamente le une sulle altre tutte le aperture, creando un ordine visivo che dona una sensazione di benessere e che trova un buon equilibrio nelle scelte di decoro fatte dall'architetto.

Il piano primo si presenta con una balconata poco aggettante che si fa notare per la bella balaustra a colonnine. Nel muro retrostante si fanno spazio prepotente le alte aperture con arco a tutto sesto. Qui il paramento murario piatto trova tridimensionalità nella presenza importante delle colonne con capitello ionico: un andamento regolare che però si raddoppia quando ci si avvicina agli angoli del palazzo, dove le aperture estreme sono intrappolate da un coppia di colonne. Un disordine ritmico che riesce però a creare una bella continuità visiva, che si fa ordine. Un'ampia fascia marcapiano con sovrastante cornicione aggettante fa da appoggio al secondo piano: l'andamento si rifà a quello del piano sottostante ma l'altezza maggiore e l'utilizzo di un registro stilistico diverso restituiscono un linguaggio più austero. La balaustra qui non è continua ma si interrompe quando si avvicina alle estremità del palazzo, trasformandosi in balconcino singolo. Le colonne seguono perfettamente quelle sottostanti ma si impreziosiscono di capitelli corinzi. Le aperture, sempre molto alte, sono rettangolari e molto semplici: unico decoro sono i sovrastanti timpani triangolari. La particolarità, che diventa vera e propria novità nel panorama architettonico veneziano, "colpevole" dell'enorme slancio di questa parte del palazzo, è che il piano ammezzato si presenta in un'unica soluzione di continuità con il piano secondo, mancando un elemento di interruzione. Le colonne che ingabbiano le aperture del secondo piano salgano fino a quello successivo e vanno a sostenere una sorta di piedistallo su cui si innestano dei tronchi di architrave che incorniciano i finestrini del sottotetto e sostengono il cornicione di chiusura.

Si dice Domenico Rossi si sia fortemente lasciato ispirare dal vicino Cà Pesaro, opera di trionfo barocco di sua maestà Baldassarre Longhena: certo è vero, soprattutto per quel che riguarda le scelte dell'impianto prospettico, ma in ogni caso l'architetto in Cà Corner riuscì ad operare delle scelte molto originali che allontanano fino ad annullare il dubbio di plagio. Piuttosto, circa 20 anni più tardi, venne costruito l'ultimo grande palazzo sul Canal Grande, Palazzo Grassi, che sembra proprio ispirarsi all'opera del Rossi, a testimonianza che imparare la lezione dei grandi predecessori è solo volano per creare qualcosa di nuovo e con una ben delineata identità.

L'interno del palazzo è opulento e di chiaro stampo barocco: l'atrio del piano terra è connotato dalla presenza di due scenografici scaloni, simmetrici rispetto all'ingresso sull'acqua che, conducono al mezzanino. I porteghi dei piani nobili sono magnifici nelle loro decorazioni barocche, trionfo di stucchi e affreschi, i cui colori si fondono perfettamente al dorato del soffitto a cassettoni. In questi ambienti, l'architetto con astuzia e intelligenza, escogitò una soluzione volta ad evitare uno sgradevole effetto di sproporzione dovuto anche alla notevole altezza: ridimensionò lo spazio con la creazione di archi a sesto ribassato che addolciscono le proporzioni annullando l'effetto "corridoio". Bravo!

La maggior parte degli affreschi presenti all'interno sono attribuiti a Costantino Cedini, Vincenzo Colomba, Domenico Fossati, e rappresentano episodi della vita, pubblica e privata, della famiglia Corner.


Dalla Regina Caterina alla Fondazione Prada: il palazzo oggi

Cà Corner della Regina rimase nelle proprietà della casata fino alla morte del suo ultimo discendete, Catterino. Al tempo, per onorare l'illustre e regale antenata, si soleva attribuire il suo nome a tutti i nuovi nascituri, anche quelli di sesso maschile: e da Caterino si arrivava a Catterino. Egli fu uno degli ultimi Inquisitori di Stato, e decise poi di dedicare la propria vita a Dio facendosi prete. Per questo, quando morì decise di lasciare il palazzo in eredità alla Santa Sede, in quel momento rappresentata da Papa Pio VII, che proprio non sapeva cosa farsene di un imponente palazzo sul Canal Grande di Venezia (??!!) e lo regalò a due fratelli sacerdoti, Antonangelo e Marcantonio Cavanis dell'omonima Congregazione impegnata nell'assistenza dei più poveri e bisognosi. Da questi Cà Corner passò poi nei possedimenti del Comune che vi collocò al suo interno il Monte di Pietà. Quando l'istituzione fu trasferita altrove il palazzo fu venduto alla Biennale di Venezia che vi collocò l'Archivio Storico delle Arti Contemporanee, fino al Maggio 2001 quando fu poi venduto per 40 milioni di euro a Miuccia Prada, stilista e imprenditrice italiana, che dopo un attento restauro conservativo, affiancata dalla Sovrintendenza di Venezia e dalla Fondazione Musei Civici, vi instituì la sua Fondazione Prada, trasformando il Palazzo in uno dei musei più eclettici della Laguna.

La Fondazione si definisce, a buona ragione, una istituzione culturale, perchè è dalla cultura che decide di muovere ogni suo passo, in ogni direzione: "Siamo convinti che la cultura sia profondamente utile e necessaria, oltre che coinvolgente e attrattiva. Deve arricchire la nostra vita quotidiana, aiutarci a capire i cambiamenti che avvengono in noi e nel mondo. Sarà questa convinzione la base delle attività future della Fondazione", queste le parole della sua gestione. La Fondazione si muove in ogni direzione, coinvolgendo tutte le discipline dell'arte, come arte, cinema, musica, letteratura, scienza e filosofia, convinta fortemente che la coesistenza multidisciplinare è capace di generare coesione ed intersezioni, accordo e confluenze che generano risonanze e registri nuovi, interessanti ed imprevedibili.

In questa nuova concezione, l'arte è sicuramente il filo conduttore, il cavo su cui si sposta tutta la corrente creativa, intesa come strumento di lavoro e di apprendimento, che riesce a far coesistere sia "figure consolidate e imprescindibili sia approcci emergenti". Per questo le esposizioni temporanee della Fondazione Prada si fondono con la sua Collezione permanente, che include opere del XX e XXI secolo, pensata come un vero repertorio di prospettive e potenziali energie pronte a sprigionarsi che unite ai progetti temporanei offrono "nuove opportunità di ampliare e approfondire i nostri modi di imparare."

La Fondazione Prada è in Ca’ Corner della Regina

Calle Corner, Santa Croce 2215 , 30135 Venezia 

Telefono +39 041 810 9161

info@fondazioneprada.org


Lunardelli Venezia: l'amore per Venezia, la passione per il legno

A poche calli dalla Fondazione Prada, c'è una piccola grande azienda che pure parla il linguaggio dell'arte della creatività...

Si può catturare Venezia? Lei, così materica ma così immateriale ed effimera, elegante eppure ribelle. Lei fatta di terra e acqua, opera d'arte a cielo aperto può essere racchiusa essa stessa in un'opera d'arte? Secondo quelli di Lunardelli Venezia si, riusciti ad imbrigliare Venezia nel legno, un materiale così antico e dall'anima così vibrante, che ben si sposa con lo spirito di una città tanto meravigliosa e singolare. Sono riusciti, con la loro sensibilità e creatività, a trasformare l'ordinario in alto virtuosismo, capace di accompagnare la quotidianità di ognuno di noi.

L'esperienza di Lunardelli Venezia nasce nel lontano 1967 grazie al giovanissimo Angelo che fondò l'azienda specializzata nella lavorazione del legno fatto su misura, riuscendo pian piano a dominare il mondo dell'arredamento veneziano, soprattutto quello degli opulenti palazzi storici del Canal Grande, che gli permisero di valicare i confini nazionali e farsi conoscere anche all'estero. Angelo è un gran capofamiglia e riesce, senza grandi difficoltà, a trasmettere questa sua passione per il legno anche ai figli, insieme a valori ben più importanti come l'etica del lavoro e il coraggio dinanzi a nuove sfide, che vanno ricercate e affrontate a testa alta, pur conservando il sensibile sentimento dell'umiltà. Le nuove leve, forti di un importante background professionale, alzano l'asticella della qualità e della creatività, unendo magistralmente la tradizione dell'artigianato alle nuove tecnologie, per offrire al miglior risposta alle domande di un mondo evoluto e molto esigente.

E così che Lunardelli Venezia, grazie alla creatività dei suoi artisti e l'abilità dei suoi artigiani, riesce a creare oggetti di grande pregio e qualità che parlano di Venezia e che raccontano il millenario rapporto simbiotico tra la città e il legno, da sempre tra suoi elementi fondamentali: Venezia è sorretta da milioni di pali i legno da quando è stata fondata, ed è con il legno delle sue magnifiche imbarcazioni che ha conquistato mari e terre diventando la Serenissima.

Nascono così opere d'arte capaci di impreziosire e rendere uniche le nostre abitazioni: elementi e complementi di arredo preziosi e che sprigionano talento e creatività, passione ed esperienza. Questo è il vero lusso che offre l'azienda, la possibilità di portaci a casa un'opera di design che racchiude in se la storia di una città incredibile!

Questa massiccia dose di creatività è resa possibile anche grazie alla varietà di artisti che collaborano con l'azienda: sempre diversi per poter donare talento e inventiva sempre nuovi e diversi, ognuno con le proprie esperienze e visioni della vita, con la propria sensibilità e le proprie capacità tecniche, per integrare il linguaggio veneziano a quello internazionale.

La Lunardelli Venezia abbraccia con estrema sensibilità anche temi importanti come la sostenibilità e l'ecologia, scegliendo con cura le materie prime, privilegiando il legno di riutilizzo che porta con se la sua storia e i segni di un tempo vissuto e che lo rendono unico.

Tutte le opere di Lunardelli Venezia recano in tag NFC che garantisce l'unicità del pezzo. Diffidate dalle imitazioni!

Se acquistate Lunardelli Venezia non acquistate solo un'opera di creativo design, ma acquistare una storia, che parla veneziano!


Lunardelli Venezia è in

  • Venezia: Calle Seconda del Cristo, 2210a Santa Croce, 30125
  • Fossalta di Piave, Venezia: Via delle Industrie, 5, 30020