Diciamolo, il Carnevale è uno dei "monumenti" più celebri di Venezia. Eh si, perché questo periodo dell'anno che vede nella trasgressione, nel divertimento e nella spensierata leggerezza i sui elementi connotativi, raggiunge il suo massimo virtuosismo proprio nella città lagunare, con una grande risonanza in tutto il mondo.

Un tempo, quando il Carnevale occupava gran parte dell'anno, circa sei settimane, ci si abbandonava al divertimento in uno spirito goliardico che univa tutti, popolo ed aristocrazia, prelati ed autorità, regalando un livellamento sociale inusuale e permissivo, irripetibile negli altri giorni.

Già, perché il Carnevale a Venezia venne istituito anche per concedere ai ceti più bassi della scala sociale un periodo dedicato esclusivamente allo svago, abbandonandosi a balli e festeggiamenti per loro rari. Un gesto di generosità da parte della Repubblica? Assolutamente no! Si trattava semplicemente di un placebo contro malumori e tensioni che spesso si generavano in seno ai ceti più poveri verso il sistema.

Ma come avveniva questo particolare livellamento sociale? Con il travestimento, vera essenza del Carnevale. Bastava un abito strambo ma soprattutto una maschera per celare la propria identità, nascondere il proprio essere e divertirsi ad impersonare una nuova identità. Nessuno era riconoscibile, una maschera celava appartenenza sociale e credo religioso, sesso e status sociale. 

L'incognito favoriva anche una certa cortesia: il saluto era dovuto a tutti perché dietro quell'anonimato poteva celarsi chiunque, e dunque bastava un semplice "buongiorno signora maschera" per azzerare le differenze. È Carnevale, e tutto vale, anche che un nobile ricco conceda il suo saluto ad un povero uomo. In incognito però.

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Le maschere del Carnevale di Venezia e i mascareri, una lunga tradizione viva più che mai

Ma dietro quali maschere i veneziani nascondevano il proprio essere?

Cominciamo col dire che le maschere erano del tutto fatte a mano, impastando argilla, cartapesta e gesso. Su questa base bianca e neutra si dava sfogo alla creatività, eseguendo delle ricche e sontuose decorazioni, fatte di colori, ricami, pietre preziose e alte e leggere piume.

Ne nacque un vero e proprio mestiere: i mascareri, un po’ artigiani un po’ artisti che lavoravano tutto l’anno alla creazione delle maschere carnevalesche. Ancora oggi la tradizione dei mascareri è molto radicata in città, ed anche molto richiesta. 

La maschera più famosa era senz’altro quella del bauta, che prevedeva un intero travestimento. La maschera era bianca, dalla particolare forma del mento appuntito e sporgente che dava la possibilità di bere e mangiare senza la necessità di toglierla dal volto: per questo era la più diffusa, sia per uomini che per donne. E si indossava con il tricorno, il celebre copricapo nero a tre punte, ed un ampio mantello nero.

Le donne, invece, amavano indossare la moretta, una maschera in velluto di colore scuro dalla forma tonda che veniva sorretta al volto grazie ad un bottone tenuto in bocca e che per questo rendeva impossibile parlare. Oggi poco usata perché non comoda da indossare.

In giro per la città una delle maschere che vedrete spesso è quella del medico della peste, che in realtà veniva usata dai dottori per visitare gli ammalati di peste: si tratta di una maschera realizzata con un lungo becco aquilino che consentiva di contenere al suo interno un filtro realizzato con sali ed erbe aromatiche, che "isolava" l'olfatto del medico dallo sgradevole odore che lo circondava. Oggi questa maschera è legata ai festeggiamenti carnevaleschi perché nel tempo ha acquisito un valore scaramantico ed esorcistico nei riguardi delle malattie.

Storia del Carnevale di Venezia: dai Saturnalia e i riti dionisiaci, al Carnevale veneziano moderno

Pare che il Carnevale veneziano, così come lo conosciamo oggi, risalga al 1296, quando il Senato della Serenissima con un editto proclamò festivo il giorno che precede la Quaresima. Da quel periodo i giorni dedicati ai festeggiamenti diventarono sempre più numerosi, fino ad arrivare a sei settimane che partivano dal 26 Dicembre.

Gli elementi caratterizzanti delle festa erano uguagliamento sociale ed il travestimento con l'utilizzo di maschere. Quindi, in realtà il Carnevale di Venezia riportò in auge le tradizioni di antiche feste religiose, ispirandosi ai Saturnalia romani durante i quali schiavi e uomini liberi si riunivano in sfrenati divertimenti che sovvertivano l'ordine sociale, e i culti dionisiaci greci, feste religiose che prevedevano l'utilizzo di maschere e costumi per conservare l'anonimato.

Tradizionalmente il Carnevale moderno si apre con il Volo dell'Angelo, antica tradizione nota come il Volo della Colombina, in cui una fanciulla vestita in un sontuoso abito d'epoca si lancia dall'alto del Campanile di Piazza San Marco per atterrare tra la folla festante al cospetto del Doge.

Ma negli ultimi anni, dal 2011, l'incarico di aprire il Carnevale spetta alla Maria più bella eletta durante il Carnevale dell'anno precedente. Questa tradizione affonda le radici in un'antichissima e popolare festa veneziana, forse risalente addirittura al 943: si tratta della Festa delle Marie. Nel pomeriggio del primo sabato del periodo di festa, 12 ragazze veneziane sfilano in corteo in abiti d'epoca fino a Piazza San Marco, dove il giorno seguente una giuria sceglie la più bella, che fregiandosi del titolo di Maria dell'anno, nel Carnevale successivo rappresenterà l'angelo che volando dal Campanile di San Marco darà il via ufficiale ai festeggiamenti.

Dal 2012 al Volo dell’Angelo si è aggiunto il Volo dell’Aquila, che si svolge con le stesse modalità la settimana seguente. Il Carnevale viene invece congedato con il simbolico Svolo del Leon: l’ultimo giorno viene fatta salire dalla Piazza fino al Campanile la bandiera di Venezia con impresso il Leone alato, simbolo della città, mentre l’orchestra de La Fenice intona l’inno di San Marco, dopo aver incoronato la Maria più bella. Un sontuoso arrivederci per l’anno seguente.

Eccessi e limitazioni: dai primi divieti alla fine del Carnevale

Nei secoli i giorni dedicati al Carnevale non rappresentavano solo un'occasione di libertà e divertimento, ma si trasformarono ben presto in una ghiotta occasione per malviventi e malfattori per compiere le loro brutalità, tranquillamente celati dietro un costume ed una maschera: la combinazione dell'anonimato e del buio delle ore serali favoriva la commissione di reati di ogni tipo.

È il trecento quando il Senato decretò il divieto assoluto di girovagare di notte celati dietro una maschera: quello fu solo l'inizio di una serie di limitazioni che portarono alla scomparsa del Carnevale. Si aggiunse poi il veto di recarsi mascherati nelle chiese, a seguito di barbarie perpetrate nei luoghi di culto a danno delle pie donne, fino all'impossibilità di indossare mantelli e tabarri sotto i quali i malfattori nascondevano oggetti pericolosi da offesa. La proibizione di accesso in maschera riguardò ben presto anche le case da gioco e i teatri.

Tutta questa serie di divieti pian piano affievolirono l'anima vera, gioiosa e festosa del Carnevale, che sembrava dover far i conti più con i divieti che con le celebrazioni della festa. Da lì il grande Carnevale scomparve, complici anche le dominazioni francese prima e austriaca poi. Siamo nell'Ottocento e bisognerà aspettare più di un secolo per veder ripristinata la secolare festa tradizionale: è il 1979 quando le associazioni di cittadini, insieme alla Biennale e al Teatro La Fenice, riportarono in vita il Carnevale, oggi più vivo che mai. Bastarono pochi anni e ritornò a essere il più bello del mondo, quanto meno quello che va in scena sul palcoscenico più bello del mondo: Venezia.

Programma del Carnevale di Venezia oggi: tra modernità e storia, tecnologia e tradizioni

Da allora il Carnevale non è cambiato poi molto, anche se il periodo dei festeggiamenti è ridotto a soli 10 giorni. Quello che è rimasto immutato nel tempo è lo spirito, quel senso di libertà e di divertimento che pervade la città tutta, in un senso di appartenenza e di accoglienza, di unione tra cittadini e turisti.

A Carnevale Venezia ci abbraccia di una naturale follia e di una gioiosa trasgressione, rendendoci partecipi e protagonisti di uno spettacolo inusuale e sognante, surreale e coinvolgente, che per pochi giorni o poche ore ci allontana dai ritmi serrati e schematici della vita quotidiana. Alla tradizionale Festa delle Marie e al Volo dell'Angelo che mantengono forte il legame con il glorioso passato, il Carnevale moderno combina la tecnologia di magnifici effetti speciali per regalarci uno spettacolo meraviglioso che solo a Venezia può esistere: la Festa veneziana sull’acqua di Rio di Cannaregio.

Il primo sabato del lungo periodo di festa le celebrazioni vengono inaugurate con una sfilata di acrobati, danzatori e macchine sceniche in uno spettacolo di luci e suoni, di danza acquea e aerea che si avvale del riflesso delle acque e del buio della sera per regalare effetti incredibili: uno show imperdibile!

La mattina seguente la festa continua in Canal Grande con la sfilata di carri acquei allegorici ed imbarcazioni vestite a festa.

Agli sfarzosi ed esclusivi balli mascherati dei sontuosi palazzi e dei grandi hotel si affiancano feste popolari e vive più che mai disseminate in calli e campi: un'atmosfera di irrefrenabile gioia, un lasciare andare i freni inibitori circondati da surreali e curiosi travestimenti che val la pena vivere almeno una volta nella vita.

Weekend a Venezia per il Carnevale: pernottare in un'abitazione tipica veneziana

I festeggiamenti del Carnevale sono molto lunghi e in questi giorni sono tantissime le iniziative, fitto il programma di eventi e manifestazioni. Diventa difficile scegliere in quali giorni soggiornare, ma sarebbe meraviglioso viversi questa esperienza a 360°. E nulla di più comodo che soggiornare in un tipico appartamento veneziano per sentirsi completamente immersi nell'atmosfera gioiosa della festa. Una sistemazione comoda e indipendente, che consente di vivere il tempo del soggiorno nella massima libertà.

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