Il campo trincerato di Mestre è stato, con il suo complesso sistema di strutture fortificate, in un tempo non troppo lontano, un sofisticato sistema difensivo per Venezia e il suo territorio. L’opera è stata realizzata tra l’800 e i primi del ‘900, in un momento storico cruciale che attraversa il periodo di occupazione francese e austriaca, fino alla costituzione del Regno d’Italia.

Oggi i forti di Mestre sono una testimonianza storica preziosa per la popolazione locale e non solo: si tratta, infatti è uno dei quattri campi trincerati europei (insieme a quelli di Parigi, Bucarest e Roma) ancora esistenti e senza dubbio quello attualmente meglio conservato.

La visita ai forti di Mestre è interessante però non solo da un punto di vista storico, ma anche architettonico e naturalistico. Un’esperienza davvero singolare, che si può mettere nella lista di cose da fare al di là del ponte della Libertà.

I forti si possono suddividere in due gruppi, in base al periodo di costruzione: ci sono infatti quelli sorti nell’Ottocento e quelli di seconda generazione, eretti nei primi anni del Novecento, per un totale di 12 costruzioni, fortunatamente ancora presenti sul territorio e in parte visitabili.

Del gruppo più antico fanno parte Forte Marghera, Forte Manin, Forte Tron, Forte Gazzera e Forte Carpenedo. Il gruppo di forti di seconda generazione è costituito da Forte Poerio, Forte Sirtori, Forte Mezzacapo, Forte Cosenz, Forte Rossarol, Forte Pepe, Forte Bazzera.

Non potendo passarli in rassegna tutti, abbiamo scelto quelli significativi, tanto dal punto di vista storico e architettonico quanto sotto l’aspetto naturalistico, e quelli ad oggi accessibili ai visitatori .


Forte Marghera: il più antico e grande Forte del campo trincerato di Mestre

Costruito tra ’800 e primi ‘900, il cosiddetto campo trincerato di Mestre è composto da più opere difensive che hanno come perno Forte Marghera, il più antico e grande tra tutti, con i suoi 48 ettari di superficie.

Affacciato alla Laguna di Venezia, il Forte è stato costruito in piena età napoleonica: era infatti il 1806 quando Napoleone Bonaparte decise di erigere una struttura di difesa proprio in quest’area.

Il Forte, dopo la caduta di Napoleone nel 1814 e il ritorno della dominazione austriaca, continua ad avere funzioni difensive fino al 1866, anno della Terza Guerra d’Indipendenza nonché dell’annessione del Veneto al Regno d’Italia.

La scelta dell’area in cui sorge fu di carattere puramente strategico: permetteva infatti di tenere sotto controllo Fusina e Campalto, due località dalle quali potevano sopraggiungere possibili minacce.

La sua pianta è a forma di stella, particolare che permette al forte di presentarsi su tre linee di difesa concentriche, separate da fossati artificiali riempiti sfruttando le acque del Canal Salso.

Per capirne meglio la struttura, ci affidiamo alle parole di Luigi Arvali, contenute nel libro “Forte Marghera”(2007):

“La cinta interna è data dallo sviluppo di una linea poligonale di bastioni a figura di pentagono con un lato minore della lunghezza di 100 metri rivolto verso Mestre, i due contigui a questo di duecentoquaranta metri ciascuno e gli altri di seguito prospicienti la laguna entrambi di duecento metri. Questi ultimi due nel punto d congiuntura sono interrotti dal Canale Militare per cui una parte resta isolata, creando un bastione indipendente che era individuato con il nome di lunetta X”.

Un progetto pensato come adatto a rendere efficaci i proiettili a palla lanciati dalle artiglierie a canna liscia. Questo però solo fino a quando non presero piede le nuove artiglierie a proiettili ogivali con una gittata maggiore. Fu allora che Forte Marghera perse la funzione tattica, avuta fin a quel momento, per assumerne una prettamente logistica.

Data la conversione d’uso, al suo interno vennero costruiti degli edifici adatti ad ospitare uffici, magazzini e laboratori: il primo Forte del territorio diventa quindi nel corso del Novecento una vera e propria cittadella e fino al 1995 è rimasto un presidio militare.

Dal 2010 Forte Marghera è proprietà del Comune di Venezia che da tempo lo utilizza per ospitare eventi culturali. Negli ultimi anni sono stati, ad esempio, concessi alla Biennale di Venezia alcuni spazi per esposizioni durante le manifestazioni di arte o architettura.

Una parte delle strutture è invece in gestione ormai da tempo ad una cooperativa che ha utilizzato spazi chiusi e aperti come aree di ristorazione che, specie in estate, sono diventati un luogo di ritrovo per mestrini, veneziani e turisti.


Forte Carpenedo: un luogo tra storia e natura a un passo dalla città

Forte Carpenedo si trova più distante dalla Laguna, rispetto a Forte Marghera che invece vi si affaccia.

L’area in cui sorge era parte dell’antico bosco di Valdemar, le cui origini affondano addirittura a 3000 anni fa: un’area boschiva molto estesa che nel tempo fu data in gestione agli abitanti e utilizzata dalla Serenissima per la costruzione di imbarcazioni.

Ciò che rimaneva di questo antico bosco scompare proprio con la costruzione di questo Forte, la cui nascita si attesta tra il 1887 e il 1890.

Eretto sul modello dei forti disegnati dal colonnello austriaco A. Tunkler, detti anche di tipo prussiano, Forte Carpenedo è tra i più interessanti da un punto di vista naturalistico per la flora e la fauna che lo caratterizzano.

La struttura ha forma esagonale ed è circondata da un fossato alimentato da risorgiva. L’idea alla base della costruzione del Forte era quella che apparisse da lontano come un rialzo da terra, praticamente impercettibile e senza vegetazione ad alto fusto. L’accesso è possibile grazie ad un ponte, all’epoca levatoio.

Qui storia, architettura e natura si integrano perfettamente al punto da far vivere al visitatore la sensazione di accedere ad una dimensione spazio-temporale differente, forse perché in qualche modo percepita come sospesa.

Attraversando dunque il ponte è possibile vedere il bel portale in stile neoclassico, decorato con le insegne sabaude e le quattro caponiere dove erano posizionate le mitragliatrici per tenere a tiro il fossato. Da qui è possibile accedere al corpo centrale (traversone) dove si trovano i locali della logistica quindi il comando, le sale di servizio, l’infermeria, la sartoria, gli uffici, la fureria. 

Solitamente la prima domenica del mese il Forte è aperto al pubblico, grazie soprattutto ad un’associazione locale di volontari che da anni si impegna per la conservazione, manutenzione e valorizzazione della struttura. Interessante quindi entrare negli ambienti dove ancora sono conservati mobili, attrezzature e abiti dell’epoca. In questo modo è possibile immergersi e meglio immedesimarsi in questo luogo, comprendendo le dinamiche stesse della vita di quel tempo.

La sorte di questo Forte non è differente da quella di Forte Marghera: anche questo infatti ad certo punto subisce una trasformazione, diventando una polveriera e vedendo modificate di conseguenza le strutture esistenti e rendendo necessaria la realizzazione di nuove.

Come si diceva, Forte Carpenedo è particolarmente interessante dal punto di vista naturalistico in quanto presenta delle caratteristiche davvero uniche e di pregio. Sembra paradossale, ma seppur sorto dalla distruzione di ciò che rimaneva dell’antico bosco di Valdemar, oggi è considerato un’oasi da salvaguardare, perché rara per la sua ubicazione, non così distante dal cemento e lo smog cittadino.

Percorrendo ad esempio il sentiero che si sviluppa lungo il perimetro dell’area di Forte Carpenedo è possibile fare incontri inaspettati con diversi tipi di specie faunistiche. Interessante anche la ricca e variegata vegetazione prativa e la zona circostante il forte che presenta una specie arboree come la farnia, oltre a gruppi di arbusti tipici di margine boschivo o di sottobosco. Particolare anche la flora acquatica e palustre con lo sviluppo di canneto grazie a prati umidi, perché soggetti ad allagamento. Tra le specie vegetali in prossimità della fascia a contatto con le acque del fossato ci sono dunque il sambuco, pianta che cresce in condizioni difficili e i rovi.

Oggi, oltre alle visite guidate, possibili in determinati momenti dell’anno, il forte è aperto quasi tutti i giorni nella parte antecedente il portale di accesso, grazie ad un bar-ristorante che ne garantisce l’ingresso, seppur limitato a quanti, magari in un percorso in bicicletta vogliono fermarsi per una sosta e fare un breve viaggio nel tempo.


Gli altri Forti: un percorso ricco di scoperte

Come detto inizialmente, i forti sono numerosi e anche se son pochi quelli accessibili al loro interno è possibile comunque comprenderne la conformazione e la collocazione nel territorio.

Tra questi ricordiamo Forte Cosenz che sorge in un’area limitrofa alla parte di Bosco di Mestre recuperato, tra Favaro Veneto e Dese. Un luogo che sprigiona ancora oggi un certo fascino, anche se in stato di degrado e non accessibile. Costruito nel 1911, questo Forte era sorto principalmente con una funzione precisa: difendere la linea ferroviaria per Trieste che passa lì accanto.

Suo gemello è Forte Sirtori, costruito nello stesso anno, ma nei pressi di Via Miranese, sempre a Mestre. Come per gli altri forti la sua struttura è in calcestruzzo con la funzione di proteggere le postazioni da tiro di cannoni di medio calibro. La sua funzione era quella di controllare le linee ferroviarie da e per la Valsugana e la città di Padova.

Non troppo distante si trova Forte Rossarol a Tessera. Costruito nel 1907, in origine questo doveva essere il più importante forte del campo trincerato di Mestre data la sua posizione strategica. La sua struttura si distingue rispetto a tutte le costruzioni dello stesso tipo erette ad inizio Novecento: sviluppato su due piani, con circa nove metri di altezza, ha un aspetto particolare dovuto ai quattro pozzi con mitragliatrice che spuntavano in mezzo al terrapieno frontale.

Forte Gazzera è il più antico dei forti di modello Tunkler, costruito nel 1883, si estende per circa 13 ettari. Tra il fiume Marzenego e Dosa, il Forte è delimitato esternamente da alti argini in terra che lo rendono poco evidente dall'esterno e attorniato da un ampio fossato. L'unico accesso è costituito da un pontile, sorvegliato da un corpo di guardia sul lato della strada d'accesso. All'altra estremità invece si trova un ponte levatoio che conduce all'ingresso ed è difeso ai lati da due coppie di feritoie.

Durante la Seconda Guerra Mondiale i Forti vennero utilizzati come polveriera. I magazzini (foderati in rovere) furono riempiti di munizioni, bombe a mano, tritolo e altri ordigni bellici.

Il 30 aprile 1945, dopo l’abbandono dei tedeschi in ritirata, il campo trincerato di Mestre passò agli inglesi che fino alla fine della guerra continuarono ad usarlo come polveriera.

Finita la guerra, per una quarantina di anni i Forti hanno continuato ad essere utilizzati come deposito fino a che un po’ alla volta sono stati messi in disuso e smilitarizzati. Dati i costi troppo elevati di manutenzione, queste strutture vennero lasciate dai militari che ormai le utilizzavano solo come deposito di materiali inerti.

Fortunatamente come nel caso di Forte Marghera e Forte Carpenedo, oggi di proprietà comunale, ci sono state persone, riunite in associazioni, che hanno avuto voglia e coraggio di salvaguardare questa testimonianza importante della storia cittadina. Hanno perciò deciso di riconvertire ancora una volta questo tipo di strutture, dimostrando che ricordare la storia locale può avvenire anche attraverso iniziative di aggregazione sociale e culturale. Ed è fondamentale ricordare il passato per costruire un buon futuro!