Il Museo Archeologico nazionale di Altino oggi ci permette di ricordare che non lontano da dove è sorta Venezia esisteva, in epoca romana, un luogo di importanza strategica per il territorio.
Dell’Altino di un tempo non rimangono che preziosi reperti a testimoniare ciò che fu questo centro affacciato alla Laguna, secondo tradizione progenitore di Venezia. Come insegna la storia, le popolazioni dell’entroterra, in fuga dall’invasione degli Unni, trovarono rifugio nell’isola di Torcello, dando successivamente vita al capoluogo lagunare nonché ad una delle più straordinarie città del mondo.
Altino, una storia che parte da lontano
I reperti che oggi sono visibili nel Museo Archeologico Nazionale di Altino sono prevalentemente di età romana, ma non mancano alcuni ritrovamenti a ricordarci che ancor prima questo luogo era già stato abitato da una delle popolazioni più interessanti del territorio, quella paleoveneta.
Grazie alle campagne di scavo sappiamo che la zona era abitata fin dal’ VIII-V millennio a.C., ma che solo in età del bronzo (XV-XII sec a.C.) aveva visto insediarsi stabilmente alcuni gruppi umani. Ad inizio del I millennio a.C. poi si può addirittura parlare per Altino di centro abitato a tutti gli effetti con la presenza dei paleoveneti.
Presenze dei Veneti ad Altino sono testimoniate grazie ad alcune tombe databili tra fine VII e il II a.C. La mancanza invece del rinvenimento di testimonianze di strutture abitative suppone che la popolazione, all’epoca, vivesse in capanne di legno che, come è comprensibile, sono andate facilmente distrutte nel corso del tempo.
Una popolazione che si può comunque definire abbastanza ricca visti i ritrovamenti di alcuni corredi con pezzi provenienti dalla Grecia, come ad esempio ceramiche attiche con figure nere e rosse.
Si conosce anche con una certa sicurezza che le caratteristiche ambientali della Altino paleoveneta non erano poi così differenti da quelle dell’epoca romana.
Ciò è noto grazie alle testimonianze di Strabone e Vitruvio, entrambi studiosi di età augustea, che descrivono Altino come una città posta fra le acque e le palafitte, similmente a come era nello stesso periodo Ravenna. Dal punto di vista geografico ed ambientale, Altino era particolarmente interessante. Grazie alla vicinanza con la laguna infatti l’acqua fluiva e defluiva donando una straordinaria salubrità a questi luoghi. Infine, similmente ad altri centri del Veneto, come ad esempio Adria, anche Altino era legata al mare. Un fattore determinante per la sua prosperità, esattamente come accadrà nei secoli successivi per Venezia.
Altino all’epoca dei Romani
Come tutta la Venetia anche Altino divenne romana. Era il 131 a.C. quando qui ebbe inizio il processo di romanizzazione con la costruzione della via Annia, strada costruita dal pretore Annio Rufo e che da Adria portava fino ad Aquileia. Altino ebbe un lento processo di urbanizzazione che terminò nel 49-42 a.C. quando gli fu concesso il diritto romano e fu denominata municipio.
Entro la fine del I secolo d.C. Altino divenne un importante centro commerciale grazie alla via Claudia Augusta (che dall’Adriatico, attraverso le Alpi portava fino al Danubio, in Baviera), ma anche ad altre strade come quelle che la collegavano direttamente a Treviso e Oderzo. Altino, in questo modo, si può definire un vero proprio nodo cruciale per le rotte tra il Mediterraneo e il Nord. I collegamenti via acqua non mancavano grazie anche al porto che permetteva ad Altino di affacciarsi alla laguna e quindi guardare all’Adriatico.
In età romana era d’uso seppellire i defunti fuori dalla città, dunque lungo le strade extraurbane che si presentavano perciò costeggiate per chilometri da monumenti funerari. Talvolta le aree adibite a necropoli erano così vaste da arrivare a confinare addirittura con le zone più periferiche dei centri gli abitati.
Altino conferma questa usanza e grazie ai ritrovamenti avvenuti grazie agli scavi è stato anche possibile capire con maggiore precisione i confini dell’area urbana e conoscere con esattezza il tracciato delle strade extraurbane e in parte, in base a ciò che ne è rimasto, la loro struttura. La straordinarietà di Altino sta nel fatto che è l’unica città di tutto il Veneto a non aver avuto continuità di vita nello stesso posto dopo il suo declino. Questo, come è comprensibile, ha consentito scavi eccezionali anche in ambito urbano.
Grazie ai ritrovamenti e alle fonti storiche si può perciò dire che Altino abbia avuto il periodo di maggiore ricchezza tra la fine del I secolo a.C. e la fine del I-inizi del II d.C.
Conosciamo molto a proposito della vita dei suoi abitanti, ma purtroppo troppo poco, come detto prima, per quanto riguarda la struttura edilizia della città.
Ad esempio, una delle scoperte più interessanti, anche se non visibile in superficie perché nessuna campagna di scavo è stata iniziata, è un anfiteatro. Grazie alla fotometria aerea infatti è stato possibile rilevare una struttura che per proporzioni (circa 20000 posti) assomiglia alla famosa arena di Verona.
All’interno del museo è possibile vedere un’interessante ricostruzione della città attraverso una mappa che mostra ai visitatori Altino così come doveva apparire nel periodo del suo massimo splendore. Grazie alle rilevazioni effettuate con gli strumenti tecnologici oggi disponibili è possibile immaginare come si doveva presentare Altino ai suoi abitanti in epoca romana.
Una ricostruzione che lascia davvero senza parole per la complessità della conformazione certo, ma ancor di più per la consapevolezza di quanto si conserva ancora sottoterra.
Ciò che si può comprendere è che l’impianto urbano doveva essere irregolare, per via dell’abitato paleoveneto precedente e per la presenza di piccole alture e di canali. Dai ritrovamenti di mosaici, affreschi e resti di architettura di edifici si può studiare ed avanzare ipotesi su come dovevano essere le costruzioni. Nel centro di Altino si pensa fosse presente un tempio dedicato a Venere e grazie a delle fonti pare ci fosse anche una basilica, ossia un luogo di ritrovo tipico di un foro romano.
Le testimonianze che riguardano Altino si affievoliscono già alla fine del II secolo d.C. per diventare sporadiche dal III secolo in poi. Si può quindi dedurre che anche questo centro abbia subito la stessa sorte delle altre città della Venetia.
Di ciò che Altino fu dopo il suo declino ce lo dice la Tabula Peutingeriana (copia del XII-XIII secolo di un'antica carta romana che riporta le vie militari dell’impero romano) che mostra Altino come città fortificata, anche se i ritrovamenti raccontano qualcosa diverso. Informazione da prendere con cautela quindi dato che il riuso dei materiali, il rimpicciolirsi della città, le sepolture dove prima sorgevano abitazioni, indicano invece una grande decadenza. Oltre all’esaurirsi di fonti di sostentamento, c’è da tener conto che Altino ha subito anche un deterioramento delle sue condizioni ambientali con l’innalzamento del livello marino.
Infine, le invasioni degli Unni di Attila nel 452 d.C. costrinsero gli abitanti di Altino ad abbandonare la terraferma per rifugiarsi in modo definitivo nell’isola di Torcello, creando così i presupposti per la nascita di Venezia.
Il Museo Archeologico Nazionale di Altino
Rispetto ad altre località, anche di minore importanza, Altino non ha avuto la stessa quantità di studi dedicati. Il motivo è dovuto al fatto che l’attenzione è sempre stata per la vicina Venezia, le cui origini sono attribuite proprio agli Altinati scappati in seguito alle invasioni barbariche.
Per lungo tempo fu dunque una località dimenticata, anche per motivi ambientali che non rendevano favorevoli gli insediamenti stabili così nemmeno un redditizio sfruttamento per l’agricoltura e l’allevamento.
Significativo anche che nelle collezioni antiquarie delle grandi famiglie veneziane, nel 1400, non ci fossero oggetti d’epoca romana provenienti da Altino, bensì da altre località come Aquileia e Adria.
Da metà 1800 la famiglia Reali, proprietaria della maggior parte delle terre di Altino, rese possibile condurre opere di bonifica per riportare la zona ad una salubrità che la rendesse vivibile.
Sarà nel 1930 che si renderanno pubblici i ritrovamenti ad Altino avvenuti dal 1892 a quel momento. Si parlava di un numero cospicuo di opere, soprattutto monumenti funebri.
Venne fatta una scelta, il materiale raccolto perciò non era tutto quello presente, ma quello ritenuto maggiormente interessante da un punto di vista prettamente estetico.
Ad Altino a salvarsi e ad essere conservati con cura furono dunque i monumenti di pietra figurati e decorati, quelli con iscrizioni, vetri di un certo pregio ed oggetti preziosi per la materia con cui erano realizzati.
Ci volle del tempo ancora prima di pensare ad un luogo in cui rendere visibili a tutti i reperti fino ad allora rinvenuti e conservati.
Il 29 maggio del 1960 venne inaugurata la prima sede del Museo Archeologico Nazionale di Altino. Di piccolissime dimensioni era stato pensato come un antiquarium composto da appena due stanze espositive e un magazzino. Spazi ridotti ma più che sufficienti all’epoca per raccogliere i circa 1000 reperti venuti alla luce fino ad allora.
Dopo l’apertura del museo però iniziarono sistematiche campagne di scavo, grazie all'intervento della Soprintendenza Archeologica.
Nel periodo di tempo tra il 1966 ad oggi vaste aree della zona dell’antica Altino hanno portato alla luce molti reperti interessanti e oggi questi sono più di 40000.
Sicuramente di grande interesse il rinvenimento delle necropoli che sorgevano lungo la via Annia e altre zone limitrofe. Grazie a questi scavi sono venuti alla luce più di 2000 corredi tombali e un grande numero di monumenti funerari. In questo modo è stato possibile raccogliere preziose informazioni circa la cultura funeraria romana.
Una peculiarità del Museo Archeologico Nazionale di Altino è di certo il fatto di essere stato costruito in rapporto diretto con la vasta area archeologica circostante. Lo stesso percorso di visita teneva conto di questa particolarità facendo sì che l’itinerario iniziasse nelle due sale espositive e proseguisse con un percorso archeologico esterno.
Il materiale rinvenuto però continuava a crescere sempre di più e gli spazi ad un certo punto non erano più in grado di contenere e permettere un’esposizione adeguata dei reperti. Si resero indispensabili degli ampliamenti e l’utilizzo di un paio di edifici rurali appositamente acquistati per poter conservare i ritrovamenti. Il tutto in attesa di trovare una nuova sede, quanto mai necessaria, ogni giorno sempre più.
Nel 2014 viene finalmente inaugurata la nuova sede in un edificio rurale ottocentesco riqualificato, che fa parte di un complesso architettonico composto di parti storiche e di nuova costruzione.
Cosa contiene il museo
La prima sezione si trova al piano terra di un ex risiera. Qui è possibile ammirare una selezione di reperti che testimoniano fin dall’età preistorica (X-II millennio a.C.) la presenza umana nel territorio dove è sorta poi Altino.
Nella seconda sezione invece ecco le testimonianze dello sviluppo in età del ferro (I millennio a.C.) trattate tematicamente: la religione, l’abitato, la lingua, la scrittura, le necropoli. In questa sezione sono particolarmente interessanti le imponenti tombe di cavalli esposte con le bardature di pregio che gli appartenevano. Un reperto davvero raro nel suo genere.
Al primo piano è dedicato spazio alle trasformazioni di Altino nei secoli della romanizzazione (II – I secolo a.C.) e poi in piena romanità (I – III d.C.). Anche in questo caso viene seguito il criterio tematico che tratta: l’assetto territoriale e le strade, le ville e le domus, la moda e i gioielli, i personaggi, la società, le professioni, i commerci.
Proprio in questa parte di percorso è possibile vedere alcuni oggetti tra i più interessanti dell’Altino romana a noi nota.
Tra questi una serie di gioielli di una bellezza particolare, in alcuni casi di gusto addirittura contemporaneo. Tra essi una collana d’oro di fabbrica salentina datata tra la fine del II sec. a.C. e il I a.C. , i vetri murrini, i ritratti marmorei che si decoravano i monumenti funerari più ricchi. Non solo, ci sono anche alcuni giocattoli per bambini e le suole di cuoio delle calzature degli antichi abitanti.
Si prevede inoltre un secondo piano da allestire con una sezione tutta dedicata alle necropoli romane di Altino e alla storia tardoantica della città.
Di Altino non parla il solo museo ma anche le due aree archeologiche circostanti, a 500 metri dagli edifici espositivi, vicine a quella che è stata la prima sede del museo.
Un’area permette di vedere i resti della monumentale porta-approdo che segnava l’ingresso settentrionale della città dal I sec. a.C. e di un cardine urbano che collegava la porta con il centro di Altino.
Nell’altra area invece è visibile una porzione del quartiere residenziale che aveva permesso nel I sec d.C. l’espansione urbanistica di Altino.
Particolarmente interessante per la sua eccellente conservazione è un tratto di strada urbana, pavimentata di basoli lapidei e delimitata da crepidini. Su questa si affaccia la domus Pantera denominata così per il mosaico bianco e nero raffigurante una pantera che si abbevera e che doveva sorgere nell’atrio dell'antica abitazione.
Orari museo e come arrivare
Il Museo Archeologico Nazionale di Altino si trova in Via S. Eliodoro, 56 — 30020 Quarto d’Altino (Venezia)
Orari di apertura Aprile-Settembre:
martedì>domenica : 8.30 – 19.30; lunedì chiuso
Ottobre-Marzo:
mercoledì, giovedì, sabato, domenica : 8.30 – 19.30;
martedì e venerdì: 9 – 14.15;
lunedì chiuso
(la biglietteria chiude 30 minuti prima)
Orari di apertura delle aree archeologiche:
domenica: 16:00 – 18:30
Per eventuali chiusure o variazioni di orario, controllare sempre 'Informazioni ed orari' nel sito https://polomusealeveneto.beniculturali.it/musei/museo-archeologico-nazionale-e-area-archeologica-di-altino
Come arrivare
Da Venezia - Piazzale Roma o Mestre - stazione ferroviaria prendere il pullman ATVO direzione San Donà di Piave.
Quando si arriva nei pressi del museo di Altino si entra in una dimensione temporale totalmente diversa da quella vissuta fino a pochi metri prima. Si respira storia, antichità, passato. Basta guardarsi attorno, fare un giro su se stessi per vedere come la conformazione di questo luogo parli da sola.
Oggi Altino è un'area inserita all'interno del sito patrimonio dell'umanità "Venezia e la sua laguna", tutelato dall'UNESCO all’interno del comune di Quarto d’Altino.
Un luogo che a torto non ha mai avuto la giusta luce pur conservando un patrimonio storico di una certa rilevanza. Poca, troppo poca l’attenzione data in un percorso conoscitivo del territorio che mira solo esclusivamente a Venezia senza purtroppo tener conto delle sue origini.
Un museo, un luogo, un esperienza. Altino è questo. Segnatelo nel vostro prossimo viaggio a Venezia.
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