Il 21 novembre 2019 si festeggia la Madonna della Salute, come ogni anno. E a Venezia le feste tradizionali sono una cosa molto seria. In quel giorno la città tutta si ferma, e in un clima gioioso misto ad un forte sentimento religioso si rende omaggio a Santa Maria della Salute. Un omaggio che ha le sue radici negli Trenta del Seicento, quando Venezia era drammatico ostaggio della pesta che mieteva vittime numerose, arrivando ad uccidere più di 80 mila cittadini. I membri del Senato, allora, fecero voto alla Vergine promettendo di realizzare per Lei un colossale luogo di culto se avesse liberato la città dalla terribile epidemia. Detto, fatto. Passò solo un anno e la peste lasciò Venezia. La città liberata provvide subito al mantenimento di quella promessa e alla realizzazione dell'edificio religioso. Fu bandito un concorso che vide vincitore l'archistar Baldassarre Longhena con il suo progetto in stile Barocco: la Chiesa fu consacrata dal Patriarca Alvise Sagredo il 9 Novembre 1687 e le si diede l'appellativo "della salute", ossia della salvezza.
La Basilica di Santa Maria della Salute, il gioiello barocco di Venezia
Per realizzare la nuova chiesa fu scelto come luogo quello di Punta della Dogana, dove anticamente sorgevano una chiesa ed il suo monastero dedicati alla Santissima Trinità.
Niente male come location, nel punto in cui il Canal Grande si unisce alle acque del Bacino di San Marco e vanno incontro a quelle del Canale della Giudecca: un lembo di terra già naturalisticamente carico di fascino che l'arte di Baldassarre Longhena riuscì ad arricchire ulteriormente facendone uno dei luoghi più suggestivi, emblema del panorama della città. La Basilica ha la particolarità di mostrarsi in tutta la sua interezza, potendoci girare intorno ci offre punti di vista differenti, cosa assai rara per le altre costruzioni del Canal Grande che si solito rivelano solo la loro facciata sull'acqua.
Il Longhena realizza un impianto del tutto differente dalle chiese tradizionali presenti a Venezia: sceglie una pianta ottagonale centrale, come segno dell'indipendenza della Serenissima dalla Curia romana, e vi affianca un elemento trasversale sul fondo che ospita il presbiterio con l'idea di rafforzare con l'andamento longitudinale.
Il tutto è chiuso da due grandi cupole poste a circa 60 metri di altezza dal pavimento, simili ma differenti, imponenti e perfettamente riconoscibili dall'esterno. Nei secoli si è dibattuto molto quali opere già esistenti avessero ispirato il Longhena: si è spaziato dal Pantheon alla Rotonda del Palladio, fino a San Vitale di Ravenna. Sta di fatto che l'artista per Venezia realizza un edificio dal grande impatto scenico e scenografico, reso visibile da svariati punti della città e della Laguna dimostrando di aver pensato anche urbanisticamente e non solo architettonicamente.
Bravo Longhena!
La struttura della Basilica: tra interno ed esterno tutta la ricchezza del Barocco
Una grande scalinata a cinque lati eleva la struttura su di un piano più alto, quasi a concederle una imponenza maggiore e conduce dal sagrato fino all'ingresso, segnato da un portone in legno rivestito con lastre di rame bronzato. Una volta entrati la pianta è ottagonale e subito l'attenzione ricade sugli otto enormi pilastri con la doppia funzione di sorreggere la cupola e di definire il deambulatorio (una sorta di corridoio) che gira intorno al corpo principale e che da questo fuoriesce verso l'esterno: qui trovano spazio 6 cappelle rettangolari, 3 per lato, simmetriche rispetto all'ingresso centrale, che risultano sporgenti oltre il muro perimetrale e quindi visibili dall'esterno. Proseguendo si raggiunge il secondo corpo, dove è posto l'altare chiuso ai lati da due absidi semicircolari.
Ma lo sguardo poi si sposta verso l'alto, verso gli archi e i capitelli, verso le balaustre e le volte e la cupola dalla quale penetra la luce che regala variazioni e giochi cambiando la sua intensità e la sua qualità a seconda del momento della giornata.
L'insieme risulta singolare, combinando al tempo stesso la molteplicità dei vari elementi e l'unicità di un affascinante involucro tutt'uno.
L'esterno è barocco, è ricco ma al tempo stesso molto moderno nelle sue forme e nei sui caratteri peculiari: si inserisce perfettamente e coerentemente nell'ambiente, è immerso nella realtà veneziana, è sull'acqua i cui riflessi creano un dialogo del tutto unico tra edificio e città. Difficile non rimanerne colpiti, anche di notte quando le acque del Canal Grande si fanno scure, e il tutto perde la cromia dei colori del giorno, lasciandoci un meraviglioso e affascinante quadro in bianco e nero.
L'ingresso è trionfale con altissime colonne e il timpano triangolare è ricco di elementi scultorei, sulla cui cima è posta la Madonna col Bambino per la glorificazione di Maria. Le sei cappelle sporgenti a raggiera, alte ed imponenti sembrano annullare la massa del corpo centrale. Ma la meraviglia sta proprio nel corpo centrale, che prosegue verso l'alto con la sua forma ad ottagono, ben identificato dai pilastri interni che vengono fuori e si sdoppiano in una V: qui si avvolgono in spirali, in chiocciole che sembrano nastri pronti a svelarsi verso il Canal Grande che fanno da basamento per le statue di Santi e Angeli, e sorreggono la maestosa cupola leggermente acuta, sormontata da una seconda più piccola che slancia il tutto verso l'alto, donando una importante verticalità che equilibra tutto l'edificio. Queste volute sono senza dubbio il segno più riconoscibile della Chiesa della Madonna della Salute e forse di tutto lo skyline veneziano. Sulla cima della cupola è sistemata la statua della Vergine che allarga le sue braccia per benedire e proteggere la città distesa ai sui piedi, recando in mano il bastone da "Capitana da mar", peculiarità esclusiva solo di Venezia.
Nella parte retrostante si eleva la cupola del presbiterio, anch'essa con un secondo cupolino, di minore altezza e perfettamente circolare, affiancata dai due svettanti campanili con la loro forma quadrangolare.
Tutto l'esterno è completato dalla presenza numerosa di statue raffiguranti angeli, santi e figure del Vecchio Testamento, che si slanciano verso il cielo.
L'altare e la pavimentazione: i loro significati nascosti
La Chiesa della Madonna della Salute non è solo un gioiello di architettura barocca, ma il suo interno è arricchito dalla presenza di grandi opere d'arte. Particolarmente interessante è senza dubbio l'altare dominato da una composizione scultorea che vede al centro l'imponente statua della Madonna della Salute che reca in braccio il Bambino e che ascolta le suppliche del popolo veneziano, alla sinistra una giovane fanciulla che impersona Venezia e che chiede alla Vergine di salvarla dalla peste, e a destra una terza figura vecchia e brutta rappresentante la peste nell'atto di fuggire terrorizzata dalla presenza sacra. Al di sotto un'opera pittorica di epoca bizantina della Madonna, portata da Candia a Venezia dal Doge Francesco Morosini.
La zona del presbiterio è arricchita dalle opere di Tiziano, Luca Giordano e Pietro Liberi; nelle cappelle laterali sono conservate "Le nozze di Cana" del Tintoretto e "La discesa dello Spirito Santo" di Tiziano Vecellio; la cupola del corpo centrale è arricchita da statue lignee raffiguranti i profeti dello scultore Tommaso Rues, mentre la Sacrestia custodisce importanti opere del Tiziano.
Ma quando si entra in Basilica lo sguardo viene attirato anche in basso dalla meravigliosa pavimentazione in mosaico di marmo policromo a motivi geometrici circolari. Fu ideata tenendo conto dei percorsi che dovevano seguire il Doge e la popolazione nel giorno della venerazione. Solo al Doge e al Patriarca era consentito l'accesso diretto dall'ingresso all'altare. Il resto dei veneziani dovevano seguire un percorso circolare all'interno del deambulatorio: due decorazioni della pavimentazione poste all'ingresso segnano appunto una sorta di divieto a proseguire dritto ed invitano al percorso secondario. Questo insieme di elementi geometrici si chiude nella parte centrale con una corona circolare di rose e termina perfettamente al centro sotto la grande cupola con una rosa in metallo e la scritta "unde origo inde salus" (solo dall'origine proviene la salvezza) che è la chiave di lettura dell'origine della Basilica, costruita dai veneziani come ringraziamento alla Vergine per aver loro concesso salvezza dalla peste.
Oggi, come allora, sostare qualche minuto su quella rosa viene considerato di buon auspicio.
Provare per credere.
Tra kabbalah e numeri: i segreti esoterici nascosti dietro la progettazione del Longhena
Un artista, si sa, ha sempre dei segreti che non svela, e pare li avesse anche il Longhena, quantomeno sembra che qualcosa di strano si nasconda dietro la progettazione della sua Basilica della Salute. Gli esperti concordano nel pensare che egli si sia ispirato al tempio di Venere Physizoa descritto dal più famoso romanzo esoterico del Rinascimento, la Hypnerotomachia Poliphili di frate Francesco Colonna.
Un professore tedesco, Gethard Goebel-Shilling, si è però preso la briga di confrontare le misure della struttura con quelle dei disegni originali dell'artista, considerando la misura del piede veneziano (35,09 cm). E' così venuto fuori che alla base della progettazione si rincorrano due numeri ed i loro multipli, come una costante: l'8 e l'11. Vabbè, l'8 è facile, essendo simbolo cristiano dell'infinito con richiami alla resurrezione e alla vita eterna: la pianta è ottogonale, 8 sono i pilastri, 16 sono i gradini della scalinata esterna, 16 le chiocciole esterne. Ma l'11 è un numero negativo per il cristianesimo, rappresentando la trasgressione ai dieci comandamenti e il peccato capitale. Mentre per la kabbalah giudaica rappresenta invece l'origine dei dieci comandamenti, ovvero Dio attorniato dalle sue dieci sefirot (10+1=11). Se si sommano l'8 e l'11, si ottiene il 19, che secondo la kabbalah è il numero del Sole, per i Cristiani rappresentato appunto dalla Vergine Maria.
Ma ogni misura della struttura intera è frutto di calcoli semplici tra questi due numeri.
Ma perchè il Longhena avesse usato questo sistema, unendo cristianesimo a guidaismo, per la sua opera è del tutto incerto. Nemmeno la conoscenza della sua persona può aiutarci perchè sta di fatto che le sue stesse origini sono sconosciute, conoscendosi davvero molto poco dell'artista nel suo privato, quindi non siamo in grado di dire a quale religione o credo egli appartenesse. L'unica cosa nota è che il padre, uno scalpellino di Brescia, si chiamava Melchisedec, nome prettamente ebraico che farebbe pensare che la famiglia dell'artista appartenesse a questo credo.
Non ha granchè importanza in quale Dio credesse Longhena, ma conta che egli dando alla Basilica questa segreta armonia cabalistica avesse voluto dare un messaggio ben preciso: la chiesa sorgeva come ringraziamento per la fine della terribile epidemia di peste e doveva essere eretta su fondamenta ecumeniche: tale era la condizione dell'uomo davanti a catastrofe simili. E così fu fatto!
Bastasse questo oggi come allora...
La Festa della Salute: una tradizione secolare tutta veneziana, tra sacro e profano
Ogni anno i ringraziamenti dei veneziani alla Madonna della Salute per aver liberato la città dalla morsa delle peste in quel lontano 1963 si rinnovano: in realtà è un'occasione del tutto personale per ringraziare la Vergine e manifestare la propria fede. La festa si tiene ogni 21 novembre: singolare è l'atmosfera che si respira in questo giorno, connotato da una sincera e sentita partecipazione religiosa che manifesta anche un forte legame con quelle che sono le radici del popolo veneziano e le tradizioni più antiche della città.
In questa occasione viene realizzato un ponte galleggiante su Canal Grande, un tempo costituito di barche, che da Santa Maria del Giglio arriva direttamente al sagrato della Chiesa, e che facilita il flusso di fedeli in pellegrinaggio verso l'altare. Qui è di rito accendere un cero alla Madonna e volgerLe delle personali preghiere affinchè interceda per la loro buona salute, in attesa della celebrazione religiosa officiata dal Patriarca di Venezia.
Come ogni tradizione popolare che si rispetti, anche quella della Madonna della Salute mischia perfettamente il sentimento religioso a quello più gioioso e laico: il sagrato e i dintorni della chiesa si popolano di banchi e gazebi ricchi di dolciumi tipici, prodotti dell'artigianato locale, palloncini e giocattoli per i più piccini. Ma la festa porta con se anche un'antica tradizione culinaria: in quel giorno in città si consuma la castradina, detto "piatto della Salute". Si tratta di una pietanza a base di carne di montone affumicata e stagionata, fatta poi bollire insieme ad una minestra di verza. Davvero molto gustosa.
Se siete a Venezia in questo periodo, tra un cero e un piatto di castradina godetevi la festa come veri veneziani!
Lascia un commento