Le origini della leggenda

La storia millenaria di una città unica come Venezia deve essere assolutamente trasmessa a coloro che la visitano e a tutte le persone che intendono viversela appieno.

Iniziamo col dire che la città di Venezia è stata per oltre 1100 anni la capitale della Serenissima Repubblica di Venezia ed anche per questo è nota come la Serenissima, la Dominante o anche la Regina dell'Adriatico: si trattava di una forma di governo ancora inesistente nel resto d'Italia.

Costruita al di sopra dell’eccezionale Laguna veneta, sottraendo la terra al mare con un sistema geniale ed avanguardista per il tempo, sembra che abbia conosciuto insediamenti umani sin dall'epoca preistorica, vista la ricchezza di risorse che hanno favorito attività come caccia e pesca.

Fu comunque durante il periodo delle invasioni barbariche che nacquero i primi insediamenti stabili: è nel VII secolo quando alcuni abitanti del piccolo centro di Altino si insediarono in questa zona lagunare, dove oggi sorge l'Isola di Torcello, per sfuggire alle orde dei Barbari. Una posizione senz'altro strategica, che rendeva la zona quasi inattaccabile, risultando complessa agli stranieri la navigazione in queste aree paludose. E' qui che Venezia affonda le sue radici, prima che nascesse il nucleo di Rivo Alto, attuale Rialto, ed è qui che cominciò la sua inarrestabile ascesa.

Già al tempo i trasporti marittimi e le attività commerciali connesse con lo sfruttamento della terra cominciano a svilupparsi sino a diventare una delle caratteristiche principali che questo territorio aveva da offrire.


L'importanza del commercio e i rapporti con l'Oriente

All'Arsenale nascevano flotte di imbarcazioni tali poter battere i mari più lontani e fu così che Venezia riuscì a tessere intensi traffici commerciali in questa zona del mare Adriatico, ma anche con il centro e il nord Europa, e ciò contribuì ad un fiorente sviluppo economico della zona. Ma fu grazie ai rapporti con l'Oriente che la Serenissima divenne la regina dei mari, rappresentando la porta tra mondo di Levante e quello di Ponente: i rapporti con gli esotici territori d'Oriente consentirono un proficuo scambio tra le due culture, non solo dal punto di vista economico, quanto anche per arti, usi, costumi e gastronomia. Piano a piano Venezia divenne una città internazionale e cosmopolita.

Il suo potenziale era già chiaro in epoca Romana, ma sarà comunque nel periodo medievale che la città troverà una propria identità produttiva.

La città verrà presto annoverata fra le Repubbliche Marinare, termine che si riferisce ad alcune città portuali in Italia che durante il Medioevo godettero, grazie alle proprie attività marittime, di autonomia politica e di prosperità economica.

Ma la storia del commercio e dell’economia di Venezia non si fermava all'Oriente e ai contatti con Costantinopoli e Alessandria d’Egitto, ma andava oltre affondando le sue radici fino al cuore della Cina. Fu Marco Polo infatti uno dei più noti esploratori veneziani che riuscì ad avventurarsi lungo la cosiddetta “Via della Seta“: una serie di itinerari terrestri, marittimi e fluviali capaci di collegare l’Italia e l’Europa con la Cina, tutto il suo grande viaggio è documentato nel celeberrimo testo de “Il milione“ che ha ispirato anche altri esploratori come Cristoforo Colombo.


L'ambizioso sistema politico

Ambizioso il sistema politico di una comunità così astuta, tanto da rubare la terra al mare. La Repubblica di Venezia vedeva al suo capo l’affascinante figura del Doge, e l’ambizione era quella di riuscire a creare un sistema politico che non fosse centralizzato e totalitario. Il Doge era la somma figura istituzionale ma non aveva il potere nelle sue mani, nè amministrativo nè tantomeno economico. Egli, al momento del giuramento dopo la sua elezione, sottoscriveva la “Promissione Ducale“, un documento col quale si prometteva fedeltà alla Repubblica e si accettavano le limitazioni al potere. Beh, geniale!

La sua funzione era quella di rappresentare ufficialmente la Repubblica, tenere i rapporti diplomatici con gli altri Stati, ma non gli era però concesso parlare di politica con i suoi rappresentanti. Deteneva il potere della flotta navale e di conseguenza guidava le azioni in caso di guerra o conflitto.

Per il resto egli si limitava a sedere a capo della Serenissima e presiedere con essa a tutti i consigli del governo, nei quali però il suo voto non aveva più valore di quello di qualunque altro membro. Il suo operato era molto controllato, indirettamente dall’aristocrazia e direttamente dai consiglieri ducali che questa forte aristocrazia gli aveva affiancato.

Difatti, nel 1177 alla figura del Doge fu affiancato il Gran Consiglio, costituito dai membri delle famiglie nobiliari, il Consiglio Minore con sei assessori del Doge stesso, e il Consiglio dei Quaranta che costituiva una sorta di tribunale supremo.

Bisognerà aspettare il secolo successivo per la costituzione del Senato, composto di sessanta membri eletti dal Gran Consiglio.

Durante il suo mandato il Doge doveva autosostenersi, e per questo doveva necessariamente far pare di quella fetta di aristocrazia ricca e facoltosa, altrimenti avrebbe pesantemente gravato sulle casse della famiglia di appartenenza. Doveva finanche arredare i suoi ambienti domestici dell’appartamento di Palazzo Ducale, dove doveva risiedere, e motivo per cui se oggi visitate l’appartamento dogale non troverete arredi originari dell’epoca, perché morto un Doge gli eredi portavano via l’eredità.

Già, ma come veniva scelto il Doge? Con un sistema elettorale tutto meno che semplice! Il metodo era studiato per votazione ed era ad appannaggio esclusivo del ceto nobiliare. Consisteva in estrazioni multiple che potevano durare dalle 4 alle 6 settimane, in un sistema complesso che cercava di essere il più neutrale e corretto possibile. All’interno di un’urna erano poste delle palline, indistinguibili al tatto, in oro e argento dette balote: tante balote per quanti erano i presenti. E‘ proprio da queste balote che deriva la moderna parola "ballottaggio”. Ad ognuno di loro veniva consegnata una balota scelta da un ragazzino, chiamato balotin del Doxe, scelto a caso tra la folla assiepata in Piazza San Marco. Da una prima estrazione rimanevano soltanto coloro a cui era stata consegnata, in totale casualità, la balota dorata; a quel punto parenti e congiunti dei prescelti dovevano abbandonare la sala per evitare per potessero crearsi favoritismi e per garantire la massima trasparenza. Con una serie infinita di siffatte elezioni, estenuanti, rimanevano soltanto i 41 che poi avrebbero eletto in maniera diretta il nuovo doge. E già, perchè questo sistema di estrazioni non eleggeva il Doge, ma soltanto il ristretto gruppo che poi avrebbe eletto il capo della Serenissima. Che fatica!

Il Doge una volta eletto veniva presentato al popolo all’interno della Basilica di San Marco, sotto gli occhi del Signore, con la frase “questo xe el vostro Doxe, se ve piaxe” (questo è il vostro Doge, se vi piace). Veniva portato in processione per la Piazza per poi essere “incoronato” sullo Scalone dei Giganti in Palazzo Ducale col il camauro (la cuffietta bianca) ed la zogia (corona), e dove prestava il giuramento con la promissione. Il Doge una volta eletto rimaneva in carica tutta la vita.

In 1100 anni di Repubblica i Dogi furono 120 ma soltanto 9 durarono fino alla morte. Bello si essere Doge, ma con quell’aristocrazia veneziana non era affatto semplice!


Dal massimo splendore ad oggi

Per tutto il Cinquecento e fino alla fine del Settecento possiamo considerare Venezia tra le città più moderne, raffinate e d‘avanguardia dell’Europa intera, con una fortissima influenza nell'arte, nell'architettura e sulla letteratura del tempo.

Grandissimi artisti, architetti e scrittori erano originari di Venezia o vi avevano vissuto per lunghi periodi di tempo, basti pensare a: Tiziano Vecellio, Giorgione, Tintoretto, Tiepolo e Paolo Veronese, tutti artisti nati nell’allora Repubblica di Venezia. Ricordiamo anche Andrea Palladio, Antonio Vivaldi, Carlo Goldoni, Giacomo Casanova e tanti altri per raccontare quanto la cultura abbia influito nel tempo sulla città e quanto influisce ancora oggi.

La lunga storia della Repubblica di Venezia si interrompe dopo più di 1000 anni d'indipendenza: è il 12 maggio 1797 quando il doge Ludovico Manin e il Maggior Consiglio vennero costretti da Napoleone Bonaparte ad abdicare, al fine di proclamare il "Governo Provvisorio della Municipalità di Venezia".

Durante quel periodo, che ha privato la città della sua sovranità e indipendenza, vennero compiuti molti interventi di restauro che hanno rivoluzionato completamente la sua immagine fino ad allora. Furono effettuate diverse demolizioni per costituire i giardini di Castello, e fu avviata la demolizione dei granai di Terranova per costruire i nuovi Giardini Reali di Venezia, fino alla demolizione della chiesa che sorgeva sul lato opposto a quello della Basilica di San Marco, tra le due ali di Procuratie, sostituita con una costruzione chiamata proprio "Ala Napoleonica".

Nasce così una città nuova ma con lo stesso spirito che l’ha contraddistinta nel tempo fino ad arrivare ai nostri giorni, quando tra lo sviluppo turistico e industriale: si è confermata l'anima cosmopolita ed internazionale che la Venezia aveva sempre avuto.

Conoscere un po‘ di questa storia incredibile ed emozionante aiuta a capire e capirsi quando si sceglie di entrare a contatto con una città straordinaria come Venezia.

Camminate dunque tra campi e campielli, sui piccoli ponti e perdetevi in ogni suo anfratto, ogni canale, ogni rio può raccontarvi la storia di questo meraviglioso ed emozionante pezzo del Bel Paese, basterà perdersi.

Godetevela. Ma abbiatene cura!