Nella parte Nord-Orientale della Laguna di Venezia, non lontano da Burano e Mazzorbo, sorge un’isola davvero incantevole e ricca di storia: Torcello.

Un luogo magico dove è possibile scoprire le origini di Venezia e rivivere un’atmosfera d’altri tempi, tra natura, silenzio e arte.

Distante una decina di chilometri dalla città, Torcello è però legata in modo indissolubile al capoluogo lagunare perché è qui che tutto ha avuto origine.


La storia dell'isola di Torcello

Esistono testimonianze, giunte grazie alle campagne archeologiche di inizio anni Sessanta, che ci raccontano l'esistenza a Torcello di un insediamento già negli anni in cui fioriva la vicina Altino, dunque nei primi secolo dell’Impero Romano. I reperti archeologici rinvenuti nell’isola sono precisi in merito perché datano un’occupazione stabile tra il I e il II secolo d.C. 

Già in epoca romana infatti, secondo alcuni studi, la parte lagunare di fronte alla terraferma altinate era utilizzata per attività economiche e di sostentamento come la pesca e la produzione del sale.

Ad un certo punto la storia ci indica l'inizio del declino di Altino e la nascita vera e propria di Torcello come centro abitato.

Siamo a conoscenza infatti che nel 452 d.C. le invasioni degli Unni di Attila costrinsero gli abitanti di Altino ad abbandonare la loro città e trovare rifugio nelle isole della Laguna. Rispetto al passato però oggi si pensa che il passaggio della popolazione dalla terraferma all'area lagunare non sia avvenuto in modo poi così immediato: pare infatti che quando ciò avvenne erano già state create le basi per rendere possibile il trasferimento della popolazione da Altino alle isole.

Le informazioni non percorrono fluidamente il tempo. Quel che però è certo è che nel VII secolo d.C. la popolazione a Torcello si fece più numerosa. Questo è risaputo perché vennero realizzate delle opere di bonifica e di arginatura con la creazione di palafitte, terrazzamenti e rassodamenti. Tali interventi resero dunque possibile la creazione di una struttura urbana, trasformando così l’esistente insediamento.

A questo stesso periodo risalgono anche tracce di vigneti e frutteti, mostrando dunque una Torcello attiva dal punto di vista agricolo. Non era però la sola attività presente nell’isola. Grazie ad alcuni ritrovamenti siamo a conoscenza anche del fatto che qui fosse presente un’officina vetraria.

Lo sviluppo di quest’isola immersa nella Laguna di certo si può inserire all’interno dei progetti politici di epoca bizantina che prevedevano il rafforzamento dal punto di vista militare di ciò che dopo l’ascesa dei Longobardi era rimasto sotto il controllo dell’Impero.

In questo stesso periodo è testimoniata infatti anche la crescita di altri centri già esistenti, quali Grado ed Equilio, oltre alla fondazione di Eraclea e la creazione del castrum che prenderà poi il nome di Rivoalto, la futura Rialto.

Da dove deriva il toponimo Torcello, la cui prima testimonianza compare nell'accordo stipulato il 23 febbraio 840 d.C. tra Venezia e il Sacro Romano Impero?

L’origine del nome Torcello non è univoca. Per molto tempo si è pensato che derivasse da una delle porte più antiche di Altino, posta al limite ovest della città romana con lo scopo proprio di difendere l’isola di Torcello.

Tra le altre interpretazioni troviamo “torre-cielo” forse dovuta al fatto che a distanza è possibile vedere la torre del campanile che si innalza fino al cielo. Alcune ipotesi etimologiche invece collegano il toponimo Torcello al mondo rurale con “troculum”, torchio, o “tursa”, fascio di fieno.

L’isola in passato ebbe una posizione strategica e con le isole di Mazzorbo, Burano, Ammiana e Costanziaco formava la testa di ponte del commercio veneziano verso il Mar Adriatico.

Dal punto di vista politico-amministrativo nel periodo di maggior splendore, quando cioè Torcello arrivò ad avere anche 20000 abitanti, l’isola era retta da due consigli con un gastaldo ducale e poi un podestà.

La vicinanza con la fiorente Venezia però portò al declino dell’isola a partire dal XV secolo. A peggiorare le cose furono anche le continue pestilenze e l’impaludimento di questo lembo di terra con la conseguente scarsa salubrità del luogo.

Con la decadenza di Torcello gli edifici andarono in rovina o furono smantellati dai veneziani che usarono il materiale da costruzione e i laterizi per nuove costruzioni della loro città.

La città praticamente scomparve, ma la diocesi di Torcello, pur traferitasi nell’isola di Murano è riuscita a sopravvivere fino al 1818 quando avvenne la sua soppressione. Nello stesso momento la cattedrale divenne semplice parrocchia.

Interessante a proposito la testimonianza della visita pastorale nel 1822 del patriarca Giovanni Ladislao Pyrker che constatò di persona la decadenza dell’isola, divenuta malsana e povera. In quel periodo infatti la popolazione era ormai scesa ad appena 80 abitanti tutti dediti alla viticoltura, stando ai documenti.

La popolazione diminuì ulteriormente nel corso del XX secolo e oggi, nel 2020, si contano appena 11 persone residenti a Torcello.


Cosa vedere a Torcello

Il declino dell’isola, e il conseguente smantellamento degli edifici per farne materiale da costruzione, portò anche alla sparizione della maggior parte delle testimonianze degli edifici dell’epoca di maggior splendore.

Ciò che rimane oggi è però estremamente interessante per capire come questo lembo di terra sperduto nella Laguna fosse ricco e interessante dal punto di vista artistico e architettonico.

Percorrendo l’isola di Torcello ecco i punti di maggiori che potrete vedere:


Basilica di Santa Maria Assunta

Un tempo cattedrale della diocesi di Torcello. Si trova accanto alla chiesa di Santa Fosca, alle fondazioni del battistero dedicato a San Giovanni e di ciò che rimane della piazza della città antica. L’edificio presenta pianta basilicale ed è un esempio di stile veneto-bizantino. Poco distante il campanile, punto di riferimento per chi si trova nella zona settentrionale della Laguna perché visibile anche a grande distanza. Ristrutturata intorno all’anno Mille, la Basilica assume in quel momento la forma architettonica che ancora oggi vediamo. Esternamente ciò che caratterizza questa costruzione sono sicuramente i particolari finestroni con imposte in lastre di pietra. All’interno della chiesa invece di grande impatto è la parete occidentale che corrisponde all’ingresso principale. Qui infatti è presente un enorme mosaico bizantino raffigurante il Giudizio Universale: un’opera di grandi dimensioni e complessa che è di certo ciò che maggiormente attira l’attenzione del visitatore. Sopra la porta principale, allo stesso livello delle scene raffiguranti il Paradiso e l’Inferno, si trova una lunetta con un’immagine della Madonna orante, motivo che troviamo anche nell’abside della Basilica dei Santi Maria e Donato a Murano.


La chiesa di Santa Fosca

Questa si trova accanto a ciò che rimane della piazza dell’antica città, alla Basilica di Santa Maria Assunta e ai resti di quello che un tempo era il battistero. Siamo a conoscenza che una chiesa con questo nome esistesse già nella prima metà del IX secolo, ma non sappiamo però nulla di come si presentasse esteticamente la prima costruzione. Conosciamo però la funzione che aveva cioè di reliquiario. Sarà poi nel XII secolo che l’edificio assumerà l’attuale aspetto: venne infatti riedificato per accogliere le reliquie dei martiri Fosca e Maura. Esternamente presenta un porticato che circonda sui cinque lati l’edificio con colonne di marmo e capitelli decorati da un motivo architettonico che si ritrova anche all’interno dell’edificio. L’interno è a croce greca, su tre navate con absidi coperte da una cupola circolare. Le decorazioni visibili sono riconducibili ad un’arte che risente molto dell’influenza bizantina.


Il museo provinciale

Contiene i reperti archeologici che testimoniano la lunga storia dell’isola di Torcello. Nel 1870 l’allora Prefetto di Venezia Luigi Torelli acquistò il trecentesco Palazzo del Consiglio a Torcello e lo restaurò impedendone così il degrado e l’abbandono. Due anni dopo l’intera raccolta dei reperti rinvenuti a Torcello, nelle isole adiacenti e nella vicina terraferma furono donati alla Provincia di Venezia. Nacque così il museo provinciale. Oggi le collezioni sono suddivise in due palazzi adiacenti. La sezione archeologica del museo è ospitata nel Palazzo dell’archivio, dove un tempo era custodito l’archivio poi disperso del Vescovado di Torcello: tipico palazzo pubblico del XII secolo, si presenta con una loggia con quattro pilastri che sostengono la facciata che al piano superiore è decorata con una trifora veneto-bizantina. La collezione comprende ritrovamenti che vanno dall’epoca preistorica al periodo paleocristiano con manufatti di diverse tipologie come suppellettili da mensa e oggetti di ornamento e di uso personale. Di epoca romana invece si possono vedere bronzetti figurati a carattere sacro, amuleti, chiavi, anelli, oggetti da toilette e molto altro. La collezione medievale e moderna, contenuta nel Palazzo del Consiglio presenta documenti e opere per la maggior parte legate alla storia di Torcello, con datazione dal VI al XIX secolo. Qui troviamo molti manufatti lapidei e frammenti architettonici che testimoniano gli influssi bizantini presenti in laguna e i successivi modelli decorativi occidentali che presero il posto dei precedenti. Tra i manufatti più interessanti i frammenti musivi del XII secolo provenienti dalla Basilica di Santa Maria Assunta, raccolti durante le opere di restauro ottocentesche e la pala d’argento dorato dello stesso edificio. Tra le opere pittoriche possiamo ammirare icone e pitture su tavola di area veneta oltre a dipinti su tela della scuola del pittore Veronese un tempo contenuti all’interno della chiesa di S. Antonio che è andata distrutta. Sono inoltre conservati documenti relativi alla storia civile ed ecclesiastica dell’isola a testimoniare l’intensa vita sociale. Tra questi il volume manoscritto dello Statuto di Torcello.


Il trono di Attila

Tra la Basilica di Santa Maria Assunta e la chiesa di Santa Fosca c’è uno spiazzo e qui si trova il famoso “trono di Attila”, un sedile in pietra che la leggenda vuole appartenesse al re degli Unni. Non c’è visitatore a Torcello che non si metta in posa per scattare una foto seduto su questo.


Il ponte del Diavolo

Arrivati a Torcello, raggiungendo l’area dei due edifici sacri e del museo provinciale dalla fermata del vaporetto, vi imbatterete in questo ponte che scavalca un canale interno e che conserva la caratteristica forma tipica degli antichi ponti veneziani, privo dunque di parapetti: insieme a questo, in tutta la Laguna esiste solo un altro esemplare, Ponte Chiodo del Sestiere di Cannaregio. A darne il nome di Ponte del Diavolo una leggenda legata alla triste storia di amore e morte: una dolce fanciulla ed un giovane militare austriaco innamorati, ed il loro amore ostacolato dalla nobile famiglia di lei che arrivò ad uccidere il ragazzo. La giovane allora si rivolse ad una maga affichè le consentisse di ritrovare il suo amato, e questa chiese l'intercessione del Diavolo, che riuscì a far rincontrare i due innamorati e farli fuggire insieme. Ma si sa, il Diavolo non da niente per niente, e domandò in cambio l'anima di due bambini. La maga promise il passaggio di quelle piccole anime ogni 24 Dicembre per ben 7 anni, ma la sua morte improvvisa le impedì di rispettare il patto. E così ogni 24 di Dicembre il Diavolo vaga per quel ponte solitario sotto le mentite spoglie di un gatto nero in cerca delle sue giovani anime.


Torcello è un’isola magica. Quello che si nota non appena sbarcati è il silenzio e gli enormi spazi verdi. Un luogo dove trascorrere qualche ora lontani dal caos e respirare a pieni polmoni una storia di lungo corso che pur non avendo lasciato molte testimonianze tangibili ci regala comunque la straordinarietà di un paesaggio fuori dal tempo.