Venezia è una città pianeggiante, non ha nessun gran cambiamento altimetrico nella sua conformazione territoriale. I palazzi poi, sono piuttosto bassi, non superando mai i 3 o 4 piani.
Eppure in questo scenario, sempre molto suggestivo, irrompono degli elementi che per le loro ardite altezze si impongono come protagonisti dello skyline veneziano interrompendo la sua orizzontalità e rendendolo più dinamico, facendosi spazio tra tetti rossi e camini: sto parlando dei campanili.
Di vari stili e forme essi possono essere descritti come veri scrigni che custodiscono al loro interno grosse campane che con i loro suoni squarciano la quiete cittadina, scandendo in questo modo la vita degli abitanti e dei turisti, oggi come ieri.
Quanto appena detto viene illustrato in una poesia di Dante Del Zotto, datata 1912 e dedicata al maestro professor Vettor nobile Morolin, che ha come soggetto il Campanile di San Marco. Il poeta lo descrive come un punto di vista di osservazione privilegiato sulla laguna, una torre di avvistamento, ma anche un faro che indica la direzione da seguire per arrivare in Città per gli stranieri che arrivavano dal mare:
“ O campaniel del mio San Marco d'oro
Ti xè de la çità
L'ocio, la guadia, come quel tesoro
Che 'l posto t'a lassù.
Sora de ti se gode 'l panorama
De la laguna mia,
De sta çità, regina che se chiama
De pase e de poesia...”
“...Torna ti xè quà in mezzo a n'altri ancora
Co l'angolo dirà,
Per dirghe a quel che vien dal mar, da fora,
Venezia mia xè quà...”
I campanili di Venezia tra difficoltà di costruzione e crolli
Ma come mai non si è riusciti a tutelare questo patrimonio artistico?
Il nocciolo della questione è questo: tra gli innumerevoli beni culturali della Città i campanili sono considerati di secondaria importanza in quanto in essi non sono custodite opere particolarmente rilevanti. Ciò ha influito sulla priorità degli interventi di restauro che è stata data ad altri edifici considerati più rilevanti. Quindi l'approccio alla conservazione dei campanili è stato caratterizzato dal preferire un monitoraggio costante delle situazioni più a rischio, anche se, più di recente, si è iniziato a comprendere quanto siano importanti studi che permettano di comprendere i fattori di rischio e prevenire eventuali danneggiamenti o crolli. In tale direzione, nel 2005, sono stati programmati degli studi sulle 80 torri di Venezia, per volontà della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna.
ll Campanile di San Marco: el paron de casa
Ma la storia del Campanile più famoso della città è davvero travagliata. Dopo un intervento di restauro avvenuto nel XII secolo durante il dogado di Domenico Morosini, nel 1489 la struttura subì un grave danneggiamento a seguito di un fulmine che causò la distruzione della cuspide in legno, seguito poi da un terremoto nel 1511 che comportò la necessità di un'opera di consolidamento della struttura. Fu però solo a seguito di un'altra folgorazione, avvenuta nel 1745 che causò la morte di alcuni cittadini colpiti dalla caduta dei detriti, che il Campanile di San Marco venne dotato di un parafulmine. Dalle cronache dell'epoca pare che un prete si fosse salvato dalla sciagura nel tentativo di procurarsi del tabacco, portandolo ad allontanarsi dal luogo in cui si verificò l'incidente.
Ma fu nel 1902 alle ore 9:53 circa che el paròn de casa crollò al suolo, accartocciandosi su stesso, distruggendo anche la sottostante Loggetta. Non ci furono vittime e pare che la statua dell'Arcangelo nel crollo rimase perfettamente in piedi, incolume.
La più celebre è la marangona, l'unica campana sopravvissuta al crollo del 1908, quindi l'unico elemento originale dell'intera struttura. Si tratta della campana maggiore che suonava l'inizio e la fine dell'orario lavorativo dei marangoni, ossia i carpentieri dell'Arsenale, e le sedute del Maggior Consiglio: era la campana del lavoro praticamente. Suona ancora oggi, alle 12:00 e alle 14:00. Poi c'è la nona che suonava, e suona ancora oggi, a Mezzogiorno e a Mezzanotte, che erano gli orari ultimi per poter spedire le lettere da Rialto. La trottiera era il segnale per i nobili che dovevano affrettarsi, trottare, per giungere in tempo alle riunioni del Maggior Consiglio. La pregadi, invece, prende il nome dai pregadi, ossia i membri del Senato della Repubblica, e suonava l'orario di inizio delle riunioni. La maleficio era presagio di morte, annunciando il momento delle esecuzioni capitali che si svolgevano tra le colonne di San Marco e San Teodoro. Il suono contemporaneo di tutte le campane era riservato alla celebrazione della festa di San Marco, il 25 Aprile, e per le maggiori solennità liturgiche dell'anno.
Oggi, la vista dall'alto del Campanile di San Marco regala una panoramica sulla città e sulla Laguna davvero incredibile! Da provare!
I campanili pendenti e quelli mozzati
In realtà Venezia racchiude al suo interno ben tre campanili non propriamente in asse! Questa è sicuramente un aspetto della Città meno conosciuto, ma che si lascia scoprire dai più attenti e curiosi destando in essi non poco stupore.
Quello che tra i tre ha una minore inclinazione è il Campanile di San Pietro di Castello, situato nell'omonima isola, una volta detta Olivolo, nel Sestiere Castello.
Fu costruito per la prima volta nel 1463 e ricostruito nel 1482 da Mauro Codussi in seguito ad un fulmine che ne danneggiò la struttura. La struttura, in stile rinascimentale, si presenta staccato dal corpo della chiesa come un edificio in pietra d'Istria a canna chiusa e scanalata, unico esempio qui a Venezia, coniugando imponenza ed eleganza insieme. La cupola attuale, sostituita alla precedente a causa di un fulmine, ha una forma di tamburo poligonale.
Costruito nel XVII secolo in stile rinascimentale e neoclassico è di forma quadrata ed è alto 53 metri, peculiarità quest'ultima che lo rende facilmente visibile anche per chi arriva dal mare. Alla sua sommità vi era l'angelo di San Alipio che nel 1747 crollò e fu riposto nel 1755 per poi essere definitivamente sostituito da una croce a seguito di un danneggiamento subito da un fulmine. Sin dalla sua costruzione, a causa di un cedimento del suolo, il campanile è caratterizzato da una pendenza di 1,83 metri. Tra i diversi interventi di restauro che ha subito ne ricordiamo uno in particolare per la sua importanza eseguito tra il 1703 e il 1714 dall'architetto Andrea Tiralli.
Purtroppo, non tutti i campanili hanno avuto la fortuna di essere recuperati. Molti di essi, infatti, sono andati perduti nel corso dei secoli, mentre altri sono stati mozzati. Tra questi ultimi troviamo il campanile di Santa Margherita e il campanile di San Boldo, che a causa dell'elevato rischio di crollare furono, appunto, mozzati, lasciando solo la parte più bassa a testimonianza di una presenza passata. In particolare, il primo, quello di Santa Margerita, situato nel Sestiere di Dorsoduro, ha conservato 14 metri della costruzione e alla sua base sono ancora visibili elementi di marmo secenteschi che raffigurano un drago ed un mostro marino. Il Campanile di San Baldo, invece, è l'unico elemento dell'omonimo campo che ci permette di capire che lì un tempo vi era una Chiesa abbattuta nel 1826 per permettere di costruire delle abitazioni. Entrambi i campanili sono oggi diventati abitazioni private.
I campanili tra mare, arte e musica
Inutile dire che Venezia offre una molteplicità di campanili e chiese meravigliosi e non vi nascondo il mio imbarazzo nell'aver dovuto scegliere di parlare solo di alcuni di essi.
Vorrei quindi chiudere il mio articolo con altri tre campanili che trovo essere interessanti per ragioni diverse: il campanile della Basilica di San Giorgio Maggiore, i campanili della Basilica di Santa Maria della Salute e il campanile della Chiesa di San Giacomo di Rialto.
Il primo, il Campanile della Basilica di San Giorgio Maggiore ubicato nell'omonima isola, ha un'altezza di 75 metri. Grazie alla sua posizione strategica offre una vista impagabile su tutta Venezia! Si può scorgere così il profilo di Palazzo Ducale, l'Isola della Giudecca, Punta Della Dogana e per i più fortunati, con le giornate particolarmente limpide, i Colli Euganei e le Dolomiti.
In Sestiere San Polo, in prossimità del Ponte di Rialto, vi è la Chiesa di San Giacomo o San Giacométo, in veneziano. La struttura è tra le più antiche della Città e risale al 1152, anche se diverse leggende la vogliono già esistente dal 421. In stile gotico, sede del Museo della Musica di Venezia, in cui sono custoditi gli strumenti di Antonio Vivaldi, la chiesa ha un campanile diverso da quelli esaminati fino ad ora. Esso, infatti è detto “a vela” perchè si presenta come una sottile struttura posta a mo' di vela, appunto, sull'edificio stesso.
Un elegante struttura marmorea sorregge la parte terminale con la statua del Santo. Ma il vero protagonista è il grande orologio tondo dalle ampie dimensioni che segnava le ore della frenetica vita che animava la zona commerciale di Rialto.
Insomma, possiamo dire che i campanili di Venezia restano sempre dei meravigliosi scrigni che dietro la loro indubbia bellezza racchiudono storie davvero affascinanti!
Ricordate di passeggiare col naso all'insù!
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