Orsù, ditelo pure! Anche i più grandi amanti di Venezia ammetteranno che Pasqua non è certo la festa più plateale della città lagunare.
In apparenza, potrebbe anche sembrare così. Non ci sono grandi parate, processioni o cerimonie vistose.
Solo in apparenza, però, e noi, con questo articolo, siamo pronti a cogliere la sfida e farvi ricredere. Siate pronti a farvi deliziare le papille gustative da una moltitudine di sapori e lasciarvi sedurre dall'incanto di una tradizione regale.
Venezia è già qui, pronta a farci stupire.
Pasqua a Venezia: le tradizioni più dolci e gustose
"Xè Pasqua, xè Pasqua che caro che gò, se magna ea fugassa, se beve i cocò".
Già da questo proverbio, si inizia a svelare cosa sia davvero la Pasqua per i Veneziani e cosa significhi il suo arrivo. È Pasqua, è Pasqua, che bello, si mangia la focaccia (fugassa) e si bevono le uova. Una festa godereccia, da trascorrere con cibo semplice e uova, in compagnia di amici: perché, effettivamente, "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi", vuole il proverbio.
Cos'è dunque questa famosa fugassa? È la focaccia dolce, così prelibata che “No xè Pasqua sensa fugassa”, ovvero "Non c'è Pasqua senza focaccia". Rotonda come l'immagine del sole che dà la vita, era il cibo che si attendeva con trepidazione dopo 40 giorni di Quaresima e che si mangiava in occasione dei matrimoni. È anche l'offerta che si fa alla famiglia della propria amata per chiederla in sposa, infilando il prezioso anello nella pasta.
Pasqua però è anche sinonimo di uova. La tradizione deriva in realtà dall'orientale Alessandria d'Egitto, che a Venezia fece sbarcare il Cristianesimo e tutto il suo corollario di simboli. Ecco quindi che si mangiano le uova, le si impastano nella focaccia o nelle tagliatelle. Perché, effettivamente, a Pasqua "Aleluia, aleluia, le papardele se desgarbuia", ovvero "Alleluia, alleluia, le pappardelle si districano". E così, nella semplicità di un boccone di pasta all'uovo, si fondono a Venezia mondi e tradizioni apparentemente lontani.
La Pasqua veneziana però è anche storia e dal tempo degli Alessandrini, slitteremo nell'epoca aurea della Serenissima, al tempo dei Dogi.
La Pasqua al tempo dei Dogi
Venezia, da sempre crocevia di popoli e usanze, che qui si mescolano e si confondono, prendendo poi nuova forma. Forse anche per quello, Pasqua si adagia tranquilla in un calendario di eventi sfarzosi.
Un tempo, però, quando la religione era così importante da fare in modo che la "Chiesa d'Oro" venisse costruita proprio accanto a Palazzo Ducale, il modo di vedere la Pasqua era ben diverso. Lo sfarzo della celebrazione si concentrava in Basilica, con stendardi e addobbi, ma soprattutto l'esposizione del ricco Tesoro, e della Pala d'Oro.
Non era però finita qui, e il meglio arrivava subito dopo, quando il Doge e tutta la corte si recavano in processione a San Zaccaria. Lì, omaggiati dalla badessa e dalle monache, assistevano alla Messa solennemente recitata dal Patriarca e partecipavano al banchetto.
Già dal IX secolo, pare che al Doge venisse offerto dalla badessa il Corno dogale, un copricapo che distingueva la più alta carica di Venezia da tutte le altre cariche esistenti. Simile al copricapo indossato dal Papa in occasioni extra-liturgiche, era simbolo di regalità e magnificenza. Pare che il primo Doge ad essere insignito di tale onore sia stato Pietro Tradonico (836-864) per mano della badessa Agostina Morosini.
E dal passato, un nuovo viaggio verso il presente: come si celebra Pasqua oggi a Venezia?
La Pasqua celebrata tra le mura della Basilica dorata
Pasqua, al di là di una delizia per il palato ed un ricordo d'altri tempi, è anche una festività religiosa, i cui preparativi iniziano durante la Settimana Santa.
Già dal Giovedì Santo, infatti, si lasciano aperte le porte delle chiese e si accendono candele, in attesa della Domenica. Il Venerdì vengono organizzate diverse processioni della Via Crucis, ma sicuramente quella più suggestiva si svolge a San Giorgio Maggiore. Ci si può immaginare un panorama più indimenticabile della veduta notturna di San Marco al tramonto?
Il Sabato, invece, è un giorno tranquillo, un ponte con la Domenica, quando in Basilica si tiene la Messa alla presenza del Patriarca.
Di Corni dogali, naturalmente, non se ne parla più dai tempi della Serenissima. Rimane di loro un ricordo nella parte superiore dello stemma cittadino.
Ordunque, riuscireste di nuovo a dire che Venezia manca di tradizioni pasquali?
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