Non c’è modo migliore per scoprire Venezia che perdersi tra le sue corti e i suoi campielli più nascosti. Mettete perciò via le mappe e lasciatevi guidare dall’istinto. Saprà condurvi in posti davvero speciali.
C’è infatti una Venezia fuori dai circuiti turistici più battuti, fatta di calli strette, panni stesi e profumi della tradizione. Una Venezia viva e vera capace di regalarvi scorci incomparabili e un punto di vista del tutto particolare della città.
Una Venezia “sconta”, per usare un termine dialettale che sta a significare nascosta, ma non per questo meno bella o preziosa.
Pronti alla ricerca di tesori ricchi di storia, arte e leggende?
Tra tradizione e leggenda
Cominciamo il nostro giro alla scoperta della Venezia nascosta con il Campiello de le Becarie a San Giobbe, nel Sestiere di Cannaregio: area universitaria oggi, grazie alla presenza di diversi dipartimenti di Ca’Foscari, zona popolare dalla storia interessante un tempo.
Dobbiamo andare in là nel tempo per poter capire l’origine del nome di questo campiello che sfocia proprio al termine dell’omonima calle. Partiamo dal suo nome: Becarie, ovvero macellerie: in dialetto veneziano il becher è infatti il macellaio. In questa zona quindi era possibile trovare, fin dalla seconda metà del 1400, locali adibiti alla macellazione delle carni. A Venezia, se notate bene, la maggior parte delle calli sono dedicate a professioni tipiche e tradizionali della città, mentre i campi sono intitolati ai Santi: un modo interessante e semplice che vi possiamo suggerire per conoscere la Venezia di un tempo è proprio quello di alzare di tanto in tanto gli occhi e leggere i nomi riportati dai “nizioleti”.
La calle e il campiello delle Becarie però non erano l’unica zona di Venezia adibita alla macellazione. I macelli più importanti si trovavano infatti a San Marco, nella piazzetta che si affaccia sul bacino e a Rialto. Ma non erano però le sole aree dove avveniva questa attività e lo si può scoprire facilmente, semplicemente girando per la città, dove la presenza dei becheri era quasi in ogni Sestiere. E' così che potrete infatti imbattervi in luoghi come la Calle del Becher a S.Felice, zona Strada Nova di Cannaregio, oppure la Calle dei Vedei (dei vitelli), poco distante dal Ghetto ebraico.
Ma torniamo a San Giobbe: sappiamo da alcuni documenti che nel secondo decennio del 1700 esistevano due becarie grandi in quella zona, con tanto di magazzini dove si macellava la carne. Nell’ Ottocento per l’esigenza di raggruppare in un’unica area della città le attività di macellazione, viene designata proprio quella di San Giobbe, dove vengono ampliate le strutture già esistenti per questa attività. Oggi è uno splendido campiello, con le abitazioni che vi si affacciano e che creano un piccolo angolo di mondo.
Ci spostiamo nel sestiere di San Polo, a meno di 5 minuti da campo Santi Apostoli e non distante da Rialto, sorge il Campiello del Remer, con splendido affaccio sul Canal Grande: non vi dirò l’esatta posizione perché vorrei vi perdeste per trovarlo, proprio come detto all’inizio!
Anche se probabilmente è uno dei campielli più noti di Venezia e quindi tra i più visitati, la zona in cui si trova è comunque tra quelle maggiormente fuori dal continuo flusso turistico quindi più popolare.
Come per le becarie anche in questo caso remer identifica un lavoro, quello del fabbricatore di remi: una professione che in una città d’acqua era fondamentale, oltre che molto diffusa in passato.
Caratteristico per i bellissimi palazzi del Quattrocento che vi si affacciano, ma Campiello del Remer è anche noto per i suoi fantasmi. Ebbene sì, a questo piccolo angolo di Venezia si lega una leggenda che ha origine da una terribile storia: nel 1598 una giovane donna venne decapitata dal marito, pazzo di gelosia. Si trattava di Elena, la nipote dell’allora doge Marino Grimani il quale ordinò all’omicida di andare a Roma con la testa della moglie per chiedere al Papa la punizione che avrebbe dovuto subire. L’uomo però si rifiutò e mentre stava per essere condotto in prigione, in preda al rimorso decise di gettarsi nel Canal Grande con la testa di Elena.
Da allora si narra che nei giorni in cui il vento soffia da nord capita di vedere proprio davanti al Campiello del Remer il corpo dell’uomo che riaffiora dall’acqua con la testa della povera Elena tra le mani.
Tra letteratura e storia
Se non amate il brivido, ma comunque il mistero vi affascina ecco Calle Botera, nel sestiere di Castello, la zona più popolare della Venezia di oggi, insieme alla Giudecca. Qui un tempo vi fabbricavano le botti, ma non è questo il vero motivo per cui vogliamo segnalarvela.
Gli amanti di Corto Maltese hanno di certo già sentito parlare di questo luogo. Se però non vi viene in mente un simile nome, non preoccupatevi, Hugo Pratt, padre della figura immaginaria di Corto, infatti l’aveva rinominata in altro modo: Corte sconta detta Arcana.
Che particolarità ci aveva colto il celebre fumettista?
Nella sua visionarietà descrisse in questo luogo la presenza di una porta magica che una volta attraversata consentiva di raggiungere posti immaginari, incredibili. Una fantasia comprensibile solo se avete la fortuna di trovarvi in questo luogo, caratterizzato da pace e serenità non comuni in una città tanto turistica, avvolto da un singola alone di irrealtà.
Un piccolo gioiello connotato dalla presenza di elementi architettonici del XII secolo che si fondono tra loro in maniera armonica. Oltre la porta magica, altri due elementi caratterizzano questo luogo incantato: la meridiana posta sulla parete di fronte l'ingresso e una splendida vera da pozzo posta al centro, meravigliosamente conservata.
Qui sorgeva un tempo Palazzo Contarini della Zoggia. Oggi questo edificio non esiste più, ma ne rimane il ricordo grazie all’arco a tutto sesto oggi murato, tipico dello stile del XIII secolo.
Non è facile trovare questa corte, ma possiamo dirvi che sorge poco distante da campo Santi Giovanni e Paolo.
Oggi corte Botera proprio per le frequenti visite di curiosi è diventata privata e perciò chiusa da un cancello. Probabile però che possiate trovare chi vi permetta di entrare per respirare per qualche attimo la magia di questo luogo.
Non lontana da corte Botera si trova Corte seconda del Milion. Il nome richiamerà subito alla memoria di tutti il famoso “Il Milione”, il libro in cui si narrano i viaggi di Marco Polo in Oriente.
Come si può intuire, se c’è una corte seconda ne deve esistere anche una prima.
Infatti c’è, ma è piccola e poco interessante rispetto alla seconda, dalle dimensioni più grandi e collegata ad essa da un sottoportego. Qui è possibile immergersi nelle atmosfere in cui è vissuto Marco Polo perché gli elementi architettonici che si trovano nella corte sono risalenti allo stesso periodo in cui visse il viaggiatore veneziano, tra il XI e il XII secolo.
Al centro del campo interessante la tipica vera da pozzo, ma non certo da meno la polifera in stile gotico e gli altri elementi architettonici circostanti. Chi ama le vicende del celebre viaggiatore veneziano non può non proseguire, poco distante da qui, per vedere il luogo dove sorgeva la casa di Marco Polo. Non troverete che una targa che lo ricorda perché al suo posto sorge dal 1678 quel piccolo gioiello che è il teatro Malibran: noto originariamente con Teatro San Grisostomo, fu realizzato dalla Famiglia Grimani ed era votato esclusivamente alla musica. Con il cambio di proprietà, cambiò anche genere, preferendo l'intrattenimento. Il nome Malibran si deve alla gratitudine dei proprietari alla cantante Felicita Garcia Malibran, fortemente legata all'attività del teatro.
Nei pressi della Corte del Milion vi è Corte Morosina, a cui si accede oltrepassando un arco di marmo in stile arabeggiante, risalente al XII o XIV secolo. Su questo arco sono presenti un elmo e uno scudo che riportano alla memoria avventure di cavalieri e duelli d'amore: difatti, l'atmosfera che domina questa piccola corte è medioevale, con il suo pavimento in cotto, una splendida vera da pozzo ed una scala esterna che conduce alle abitazioni private, che ospitavano la famiglia Morosini, una delle più potenti della Repubblica, avendo avuto ben quattro dogi, tre dogaresse e due regine!
Piccoli spazi che incantano e ci ricordano come la Venezia più bella sia negli angoli più nascosti, quelli che hanno vissute le vicende della quotidianità della Serenissima. Molti spazi oggi purtroppo chiusi al pubblico, per l'ineducazione e l'assenza di rispetto di molti. Io vi consiglio di cercarli, di perdervi in questi meravigliosi scorci nascosti.
Ma fatelo in punta di piedi...
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